martedì, luglio 10, 2007

Radio Free PKD

di Alessandra Daniele da carmillaonline -
Parte I e II

immagine da themodernworld





La fantascienza è una forma d’arte sovversiva, che richiede scrittori e lettori con pessime abitudini come quella di chiedersi "perché?" "come mai?" "chi l’ha deciso?"
Philip K. Dick 1978

Quando l’impatto delle visioni dickiane ti colpisce non si ferma mai al livello della semplice affabulazione o sfida intellettuale, ma arriva fino in fondo, a frantumare il nucleo stesso del tuo principio di realtà, liberando l’energia cognitiva che vi è imprigionata, come una sorta di rivelazione. Questo non solo per la forza delle sue idee, ma anche perché in PKD la ricerca filosofico-narrativa è sempre fusa con la passione, e la sofferenza umana quotidiana da cui nasce. E’ parola incarnata. La grandezza e l’unicità di Philip K. Dick (1928-1982) consistono infatti nell’essere capace di concepire e conciliare le idee più visionarie e rivoluzionarie - oltre i limiti imposti alla fantascienza - con i personaggi più credibili e umanamente complessi - oltre le capacità attribuite al realismo.

Personaggi struggenti e spiazzanti, frutto anche di una lacerante, spietata autoanalisi continua, diretta a riconoscere sempre se stesso negli altri, e viceversa. L’empatia come tecnica narrativa: nei personaggi dickiani, persino i più estremi, è impossibile non riconoscere sempre una parte di lui, ma contemporaneamente anche una parte di noi stessi, magari la più dolente e nascosta. Nelle visioni che come inquietanti e beffarde saette divine li trafiggono, persino nelle più immaginose, è impossibile non riconoscere illuminanti bagliori di quell’ineffabile, misteriosa, e rivoluzionaria ”verità interiore” che si contrappone alle realtà ingannevoli che ci circondano e ci imprigionano Chi plasma queste realtà? Secondo PKD non tanto il più forte quanto piuttosto il più malato, anche a propria insaputa e contro la propria volontà. Così il mondo che ne scaturisce è sempre una prigione entropica di degrado fisico e psichico, l’allucinata proiezione della mente di un Demiurgo cieco e spesso disumano. L’unica via di fuga da un simile universo è quindi nella capacità psichica ed etica di immaginarne un altro, e crederlo possibile. Filosofia quantistica? Di più.

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