mercoledì, agosto 30, 2006

Appello per una mobilitazione nazionale antirazzista


La Sicilia è diventata negli ultimi anni la frontiera Sud dell’Europa e Lampedusa è il suo avamposto. Il tentativo di mascherare l’inarrestabile fenomeno politico-sociale delle migrazioni come un problema di ordine pubblico da contrastare, con la crescente militarizzazione delle frontiere e provvedimenti di polizia, ha prodotto soltanto l’istituzione di nuove forme di apartheid.

Non passa settimana che non si venga a conoscenza dell’ennesimo naufragio, che sta trasformando il Mediterraneo da millenario ponte di scambio di culture in un lugubre cimitero marino; in questo contesto aggravato da uno scenario di guerra permanente che coinvolge ormai tutta l’Area del Medio-Oriente, sono le leggi repressive sull’immigrazione che hanno creato una nuova clandestinità finalizzata allo sfruttamento dei migranti considerati solo come forza lavoro “usa e getta”. Il sistema legislativo italiano ha reso impossibile l’ingresso legale sul nostro territorio favorendo, di fatto, il ricatto di trafficanti che speculano sulla tratta degli esseri umani. Pensiamo anche alla larghissima diffusione di lavoro sommerso che permette agli imprenditori di aumentare a livello esponenziale i profitti, con la complicità di un vero e proprio caporalato, come è accaduto nei mesi scorsi a Cassibile (SR), lucrando sui bassissimi salari e ricattando la manodopera con una lavoro in condizione di schiavitù..

Da anni i movimenti antirazzisti in Europa e in Italia lottano per la chiusura delle galere etniche: i Centri di Permanenza Temporanea istituiti dalla legge Turco-Napolitano, nel quadro di normative europee (Schengen) ispirate ad un medesimo intento contenitivo e repressivo, sono la manifestazione più intollerabile e oscena della risposta segregazionista al fenomeno dell’immigrazione. Sono lager dove uomini e donne vengono privati della libertà non per ciò che hanno commesso, ma per ciò che sono. Tutte le convenzioni internazionali sui diritti umani e sul diritto d’asilo vengono quotidianamente calpestate. Dal rogo nel CPT di Trapani nel ’99 ( che costò la vita a 6 migranti tunisini) alle deportazioni da Lampedusa in Libia nell’ottobre del 2004 e nel marzo 2005 (costate la vita ad un numero imprecisato di donne e uomini morti di stenti tra le sabbie del deserto e per le quali il precedente governo è stato condannato dal parlamento di Strasburgo) sono stati costruiti momenti di denuncia e di mobilitazione.

A Lampedusa l’emergenza immigrazione è diventata un business: si spendono fiumi di denaro pubblico per condizioni di detenzione. Oggi, anche per il clima xenofobo instaurato, assistiamo a delazioni o a vere e proprie omissioni di soccorso in mare da parte di marinerie intimorite da conseguenze legali (la Cap Anamur insegna) ed economiche.

Proponiamo di investire in politiche di accoglienza e di libera circolazione dei migranti, in alternativa a quelle securitarie, a partire da Lampedusa. Chiediamo un sistema di accoglienza che passi per la fruizione delle strutture pubbliche, in primis le Asl, piuttosto che per l’affidamento ad enti ed associazioni private che lucrano sul circuito detentivo e sulle tragedie dei migranti. Esigiamo che la piccola isola siciliana venga liberata da questa vergogna. Il “centro” deve essere chiuso e basta! Che non venga aperto sull’isola un altro centro di detenzione nell’ex-caserma. Facciamo appello alle realtà di base, all’associazionismo, alle forze politiche, ai parlamentari italiani ed europei a sottoscrivere l’appello e la mobilitazione del 10 settembre.

  • per la chiusura immediata e definitiva di tutti i Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di identificazione, a cominciare dal centro di Lampedusa
  • per l’abrogazione della legge Bossi-Fini senza che si torni alla precedente che l’ha ispirata
  • per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
  • per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo e i rifugiati anche con l’abbattimento delle spese legali
  • per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti
  • per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia
  • per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione.
Promosso da: Rete Antirazzista Siciliana - Arci - Attac Sicilia - Carta - CGIL Palermo - CGIL Sicilia - Circolo Arci “Thomas Sankara” - Confederazione Cobas Sicilia - Csoa Ask 191 - Emergency - Fiom CGIL Sicilia - Il Manifesto - Laboratorio Zeta - Laici Comboniani - Network Antagonista Siciliano - Osservatorio Migranti Agrigento - Social Help Agrigento

QUI le adesioni all'appello.

martedì, agosto 29, 2006


Vi ricordate "Miseria umana della pubblicità"? E' il titolo di un libro che tempo fa segnalai su queste pagine, scritto in Francia dal gruppo MARCUSE e pubblicato in italya da Eleuthera. Bè, se volete capire meglio di che si tratta ed andare oltre l'indicativo sottotitolo Il nostro stile di vita sta uccidendo il mondo, potete trovarne un ampio stralcio qui sul sito di Information Guerrilla... Buona lettura!

Pubblici i legami finanziari tra psichiatria e aziende farmaceutiche


di Davis Fiore

Il New Scientist e il Washington Post, due tra le più autorevoli riviste a livello mondiale, l’hanno recentemente reso noto. (NS 29-05-06; WP 20-04-06) Dei 170 membri che collaborarono alla stesura del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, la cosiddetta "bibbia" psichiatrica, 95 di loro, più di metà, avevano legami con le industrie farmaceutiche, prima o dopo la pubblicazione. La percentuale sale al cento percento nel gruppo che lavorò ai disturbi schizofrenici, psicotici e dell’umore. Proprio i settori che secondo il Chicago Tribune hanno registrato la massima vendita di psicofarmaci, con un giro d’affari che nel 2004 si attestò a oltre 30 miliardi di dollari. Più è redditizio il mercato, maggiori sono i collegamenti. Lo scandalo, non a caso, si è verificato in concomitanza al crescente dibattito sugli psicofarmaci, divenuti il principale trattamento psichiatrico, se non l’unico.

Simili accuse erano già state mosse nel 2002 da Allen Jones, investigatore dell’OIG (Pennsylvania Office of the Inspector General), nei confronti del "Texas Medication Algorithm Project" dell’amministrazione Bush. I finanziamenti, infatti, partivano in realtà dalla Pfizer e dalla Janssen Pharmaceuticals. Jones in seguito a queste sue dichiarazioni fu licenziato. Spesso gli autori dei testi psichiatrici sono anche consulenti, ricercatori o conferenzieri di multinazionali e molte malattie sarebbero inventate dopo che la cura è stata preparata. In pratica, prima si cercano i farmaci e poi si crea la malattia. Secondo un’inchiesta del "Guardian" britannico, pubblicata nel marzo del 2002, gli universitari ricevono ingenti somme di denaro dalle industrie per decantare nei loro articoli scientifici le proprietà terapeutiche dei nuovi psicofarmaci. Joe Sharkey, altro investigatore nel settore dei medicinali, si spinge oltre, sostenendo che molti psichiatri sono membri, consiglieri o azionisti delle stesse industrie farmaceutiche. Non è facile prevedere le conseguenze a lungo termine di simili ingerenze, ma certamente hanno contribuito all’ampliamento delle definizioni delle malattie mentali, inventandone di nuove, per cui possano essere prescritti "farmaci" d’ultima generazione. Mildred Cho, della Stanford Univeristy spiega: "L’esistenza di categorie di malattie convalida la necessità di farmaci. Le aziende farmaceutiche hanno un incentivo ad esercitare la propria influenza su coloro che formulano tali categorie". Resta comunque il fatto che ad oggi la psichiatria non ha dimostrato l’esistenza di squilibri biochimici che giustifichino l’uso di sostanze chimiche.

da www.socialpress.it

lunedì, agosto 28, 2006

E' ufficiale: rieccomi!

Ciao a tutti! Le mie vacanze sono finite e dopo una settimana supplementare per riambientarmi torno a farvi compagnia in Rete, torno al buon giovane "finoaquituttobene".
Questo è il primo post ed è ancora di riscaldamento, mi sembra buono riprendere con calma e magari raccontare qualcosa di quello che i miei sensi hanno raccolto lungo i 4500 km che abbiamo percorso, ed in particolare lungo la costa spagnola...


Vi confido una difficoltà... lasciare il blog sguarnito per un mesetto - ma soprattutto per che mesetto! presente cosa è successo in sto mese?! - mi mette nella condizione di non sapere bene da che parte riniziare... ma con spirito da buon artigiano ripartiremo.

sabato, agosto 12, 2006

Dalle colonne d'Ercole

¡Hola!
Siamo giunti sull'oceano, precisamente a Tarifa dove è pieno di italyani surfisti...
comunque tutto bene e bello, ci sentiamo presto!