mercoledì, marzo 29, 2006

Generalizzare i diritti o la subordinazione?

Sulla newsletter del Centro Riforme dello Stato è uscito un bel articolo di Bronzini - link dal titolo di questo articolo - su come superare, fuori da una logica lavorista, il problema dell'europrecariato. E' un resoconto su cosa è cambiato nel diritto del lavoro in italya nell'ultimo quinquennio, per poi porre la questione più importante: come si supera la precarietà? come rilanciare il diritto del lavoro in italya? come chiede nel titolo dell'articolo "generalizzare i diritti o la subordinazione?"
Io sono nettamente per la prima ipotesi, temo che con l'intenzione di cancellare la precarietà si faccia un salto indietro, da una flessibilità eccessiva del mercato del lavoro a una rigidità che non è detto faccia meno danni (oltre a essere terribilmente deprimente) alla nostra salute psicofisica.
La soluzione è da cercare altrove, fuori da una visione lavorista e sviluppista, bisogna riuscire cioè a fare come nel '73 quando con lo statuto dei lavoratori la rigidità del mercato del lavoro venne distribuita anche sulle spalle del capitale e non solo del lavoro.
Questa volta si tratta di scaricare l'insostenibilità sociale della precarietà sulle spalle delle aziende e attrezzando un nuovo sistema di welfare.

Ah, in primo luogo per questo rifonda non avrà il mio voto. Insieme a chi pensa solo a farci lavorare, che dei diritti nel caso se ne parla poi.

lunedì, marzo 27, 2006

Sergio Bologna sul manifesto rilancia la questione della precarietà

Richiamandosi al movimento contro il CPE francese Bologna ha cercato in un articolo su il manifesto del 24 marzo di rilanciare la questione della precarietà in Italya sotto una diversa lente di lettura rispetto a quelle oggi più in voga. La cosa interessante è che Bologna cerca di andare oltre alle ragioni spese da vari soggetti politici in questa campagna elettorale sulla precarietà, oltre la visione che riduce la precarietà a conseguenza della sola legge 30, ma anche oltre il pacchetto Treu approvato dal governo dell'ulivo. L'origine del male - nella sua specificità italyana - andrebbe piuttosto cercata nell'accordo del luglio '93, uno degli architravi che reggono l'impalcatura istituzionale della seconda repubblica. L'accordo del luglio '93, per chi non lo ricordasse, fu il primo e il più importante fra i patti concertativi degli anni novanta, siglato dalla triade confedarale - la confindustria - il governo. Fortemente contestato dai sindacati di base, l'accordo verteva sulle più disparate materie nell'intenzione di dargli un'apparente visione generale, di sistema. Quindi all'interno di questo accordo trovarono spazio la riforma dei contratti di lavoro, politica industriale, politica dei redditi, ricerca e formazione, fino all'introduzione del lavoro interinale. Ciò che si concrettizzò delle tante "buone intenzioni" fu però solo il blocco dei salari che - sinergicamente alla svalutazione della lira - permise alle industrie italyane un rilancio in grande stile negli anni '90. Queste le parole di Bologna: "Non condanniamo il sindacato per quell’accordo, ma avremo o no il diritto ditrarne un bilancio, tredici anni dopo? Il sindacato volle mostrare allora senso di responsabilità e firmò un patto implicito: noi fermiano i salari e voi, imprenditori, rafforzate e consolidate le imprese, investite in innovazione, fate un salto di qualità. E’ accaduto il contrario. I salari sono rimasti fermi, le grandi imprese si sono rarefatte, è iniziato un processo di sgretolamento, di frammentazione, le imprese sono diventate sempre più piccole, prive di risorse per innovare, investire in ricerca. E’ cresciuta a dismisura la finanziarizzazione, oggi l’Italia è in mano ai riders della finanza, agli immobiliaristi e ai monopolisti privati delle utilities pubbliche (v. autostrade). Accumulano rendite da capogiro. Il patto implicito contenuto nell’accordo del 1993 è stato rispettato solo da una controparte. Ma non è in termini economici che il mancato rispetto di quel compromesso sociale ha prodotto i danni più gravi: è invece in termini di cultura d’impresa, anzi, di civiltà. L’Italia è diventata un paese nel quale il lavoro è considerato un costo, non una risorsa. Ed è qui che inizia il dramma dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Possono essere carichi di lauree e master, saranno considerati un puro costo e accettati solo in base alla disponibilità a ridurlo." Ed ancora a proposito di quel che si sente oggi nell'aria a proposito di queste questioni Bologna continua: "Perché queste considerazioni «impolitiche»? Perché troppi sono coloro oggi che invocano una riduzione dei salari ed un allungamento degli orari, troppi sono coloro che parlano di «riforme» fondate su un nuovo «compromesso sociale». Ma chi può oggi sottoscrivere un nuovo patto, quando il primo è stato così vergognosamente violato? Se le imprese non hanno investito in innovazione e consolidamento dieci anni fa, che la congiuntura era favorevole, come si può pensare che lo facciano adesso, messe alle corde da concorrenti ben più temibili e da un prezzo del petrolio che punta verso i 100 dollari al barile? Come possono investire in innovazione le microimprese, le sole che trainano l’occupazione? Può bastare una fattura non pagata per mandarle in rovina." Bologna mette il dito nella piaga di un sistema produttivo allo sbando, sottolineando come "l’Italia ha iniziato il suo declino quando il conflitto sociale è scomparso, quando le generazioni hanno perduto il gusto ed il senso di «farsi sentire»". Ancora più indietro del '93, a risalire fino alla sconfitta operaia della Fiat del 1980.

venerdì, marzo 24, 2006

Precarietà all'Infedele

Bè, poteva andare meglio ma anche molto peggio. La trasmissione di Lerner su La7 dell'altra sera ha a mio avviso avuto il merito di porre in discussione il nodo della precarietà, ricorrendo al parere di precari e con l'utilizzo di servizi tosti. Soprattutto i servizi erano aggressivi e serrati, denotando che gli stessi collaboratori de l'Infedele sono precari (Lerner lo ha dovuto ammettere). Penso che non sia una grossa novità negli studi televisivi...
Alex purtroppo non è riuscito a dire molto, ha tentato qualche entrata a gamba tesa - più che legittima - su Ichino e Treu ma il conduttore lo ha subito richiamato all'ordine. Giusto il tempo per nominare la flexicurity e sottolineare la coda di paglia di Treu; nessuno ha chiesto cosa fosse la flexicurity, ma forse è chiedere troppo a venti giorni dalle elezioni e con quegli invitati "istituzionali" (Sacconi e Treu in primis).

mercoledì, marzo 22, 2006

Alex Foti all'Infedele

Contento di dare questa prima notizia, anche se oggi nessuno la vedrà. Alex Foti ospite all'Infedele su La7, a discutere della rivolta francese in corso e di precarietà. Per chi non lo conosce così si definisce sul sito SovvertiamoMilano (vedere i link): " Verde. Precario. Pink. Votalo alle elezioni comunali del 28-29 maggio. Scegli la Generazione X contro l’immobiliarismo milanese". Per l'appunto si è candidato alle elezioni amministrative di Milano.
Forza Alex!

IL PRIMO PASSO E' IL PIU' DIFFICILE...

E' un pezzo che ci penso, ci giro attorno ed addirittura ci provo. Facile sembra facile, addirittura elementare. Probabilmente avrei più difficoltà a costruire un prototelefono con due lattine di latta ed un filo che le congiunge. Eppoi si tratta solo di raccontare, di comunicare. Non è forse questa l'era della comunicazione? Non siamo noi in primo luogo performanti virtuosisti dalla bocca larga?
Probabilmente le risposte a queste due domande sono affermative, però io veramente a mettere su questo blog sto sudando metaforiche camicie. Ed è per questo che il mio primo post parla proprio di questa difficoltà, una difficoltà che forse non è nel dire, nel cosa dire e nel come dirlo ma piuttosto - e guarda caso - nel come presentarsi, nel nome da scegliere, nell'immaginare chi leggerà. Allora ho pensato che l'unica cosa da fare era iniziare, senza badare troppo alla forma e alla coerenza, per scrivere e segnalare le parecchie cose che capitano a mano, naso, occhi e orecchi. E non solo.

Un proposito iniziale: provare per un mese - fino al 22 aprile - a utilizzare questo spazio e a farlo funzionare.