giovedì, giugno 14, 2007

Punto d'incontro tra conflitti reali e digitali

di Boris Butina - da Zone-H

Spesso abbiamo testimoniato come le guerre e le rivolte abbiano anche una forma digitale. Prendiamo in esame un paio di casi di storia recente: il conflitto tra Israele e Libano si è trasferito sul campo digitale attraverso l'incremento dei defacements contenenti dei messaggi contro la guerra che, da quanto sembra, non sono destinati a terminare a breve. L'altro caso è quello rappresentato dalle rivolte provocate dalla pubblicazione dei fumetti satirici sul Profeta Maometto, che ha causato dure reazioni da parte del mondo islamico sia per le strade che on-line.

Considerando quanto accaduto, non è neanche una sorpresa che la protesta avvenuta alcune settimane fa in Estonia, a causa della rimozione di un monumento dell' “Armata Rossa”, abbia avuto delle conseguenze anche sul terreno digitale. Con l'inizio delle rivolte a Tallin, alcuni siti web come quello del Ministero degli Esteri hanno subito dei defacement., compreso il sito web del partito politico del Primo Ministro. Infatti, il Primo Ministro Andrus Ansip è stato il principale sostenitore dello spostamento del monumento.
Infine, l'8 Maggio, un ragazzo 19enne di origini russe è stato arrestato con l'accusa di aver pubblicato un invito ad eseguire degli attacchi DoS contro alcuni obiettivi Estoni, fornendo gli indirizzi IP dei siti presi di mira.

Qualcuno avrebbe da ridire sul fatto che la guerra in Libano e la protesta di Tallin non possano essere messe a confronto, e qualcun altro ancora potrebbe sostenere che questi due avvenimenti non abbiano in realtà nessun elemento in comune... tranne per il fatto che sono diventati molto simili dal momento in cui ci si è resi conto della potenza delle armi digitali, ogni conflitto – sia esso una protesta politica, una concorrenza commerciale, o una guerra reale- ha da questo punto di vista molte similitudini.

In ogni genere di conflitto le parti belligeranti fanno uso di armi altamente sofisticate e, potenzialmente, le armi più distruttive sono rappresentate dai cyber attacchi: un potente arsenale o delle truppe di soldati ben armati potrebbero non essere sufficienti, visto che un gruppo di attaccanti potrebbe eseguire un attacco di distruzione di massa semplicemente mettendo fuori uso i sistemi informatici sui quali dipendono le vite di migliaia di persone.

Un altro aspetto che non dovrebbe essere sottovalutato è la potenza delle comunità virtuali. Forum, siti web, ed altri strumenti online sono comunemente usati come “punti di incontro”: sedi virtuali dove fare propaganda, raccogliere fondi, reclutare combattenti, ed invitare ad attaccare gli obiettivi prefissati. Ad esempio, l'uomo arrestato a Tallin aveva pubblicato una lista dei principali forum Estoni, invitando e chiedendo aiuto per eseguire gli attacchi. Questo non è un caso particolare, visto che su Zone-H, così come su altri canali di informazione, ci sono molti casi documentati che testimoniano il ruolo dominante delle cyber community nel supportare questo genere di iniziative digitali. Un'altra caratteristica fondamentale di queste comunità virtuali riguarda il fatto che i membri sono legati tra loro indipendentemente dalla loro nazionalità: ideali, scopi, passioni, religione o punti di vista politici, sono gli elementi reali che rendono le cyber community così forti e coesive.

La potenza della così detta digital Ummah, la nazione islamica senza confini, è basata solo su questi principi, e la sua forza è stata dimostrata in diversi occasioni, come nel caso dei fumetti sul Profeta Maometto o il conflitto in Libano. Certamente, esistono leggi che dovrebbero proteggere la gente dagli attacchi informatici, ma in genere queste leggi perseguono chi commette i crimini solo dopo che gli attacchi sono stati eseguiti, e solo dopo che i danni sono stati ormai fatti. In Estonia si è riusciti ad arrestare un potenziale attaccante, e forse ci saranno altre condanne, ma queste misure potrebbero non essere sufficienti a prevenire gli attacchi. Inoltre, non è sempre facile perseguire gli attaccanti, specie se consideriamo che più un attacco è diffuso meno sono le possibilità di poter rintracciare ed arrestare i suoi autori. Nessun commento riguardo cosa sia giusto o sbagliato. Vogliamo solo dire ancora una volta come la forza di Internet, intesa come arma, è troppo grande per poter essere sottovalutata. Questi attacchi ci mostrano come, potenzialmente, siamo sotto la costante minaccia di un attacco. Non è una questione di mezzi o di circostanze, ma solo una questione di tempo.


1 commento:

frnc ha detto...

Questo articolo mi pare sottolineare quella che oramai è un'evidenza, in particolare nei paesi occidentali/zzati. Ma vale la pena sottolineare come in parte si sia ancora prigionieri di una logica binaria in cui vengono contrapposti i "conflitti reale" e quelli"digitali", contrapposizione che emerge con forza dalle scelte lessicali. Io allora ci terrei a ricordare una massima della sociologia che risolve e supera questa finta contrapposizione: un fenomeno è reale quando ha conseguenze reali. Così si tagliano le gambe al problema, non c'è differenza fra off line e on line sul piano della realtà, ovvio su tanti altri piani le differenze abbondano...