mercoledì, giugno 27, 2007

Cosa succede nelle loro arnie?


Negli ultimi mesi è andata diffondendosi la notizia secondo cui è in corso una massiccia moria di api. Essendo che il ruolo di questo insetto non è semplicemente quello di "lavorare" perché gli uomini possano disporre di miele ma permette l'impollinazione delle piante da frutta e verdura (soprattutto ciliege e zucchine) la notizia è rimbalzata sui media mainstrean con il risultato collaterale di favorire la confusione su ciò che stava succedendo, facendo proliferare le possibili spiegazioni della moria.

Ora, pur non avendo mai avuto con le api un rapporto individuale tranquillo ne ho sempre subito di molto il fascino - in particolare penso per la dimensione "sociale" della loro convivenza, come del resto vale per le formiche - e quindi di fronte alle notizie allarmanti e alle possibili spiegazioni avanzate mi sono preso la briga di fare una piccola ricerca in Rete, anche per vedere la deriva che stava prendendo la diffusione di questa notizia.

Innanzittutto va detto che questo ultimo allarme ha avuto origine in Svizzera - paese a grande vocazione per l'apicoltura - dove negli ultimi quattro periodi di svernamento sono state registrate anomale perdite di api. Questo aumento della mortalità non è limitato soltanto alla Svizzera, bensì riguarda i principali paesi europei.

Prima di proporvi i risultati della mia piccola ricerca su quelle che vengono accreditate come le cause di questo fenomeno, vorrei soffermarmi un attimo sulla varietà di spiegazioni che sono disponibili in Rete: la gamma delle spiegazione infatti è varia, così come sono varie le fonti che ripropongono la questione, con posizioni che vanno dalla certezza monocausale alla retorica del mistero.

Fra tutto il materiale disponibile la fonte che mi pare - con pochi dubbi - più affidabile è quella del Dipartimento Federale dell'Economia della Confederazione Svizzera, sia per l'origine istituzionale che per il materiale prodotto e divulgato sul sito (fra cui interessanti informazioni generali sui campi elettromagnetici e i relativi rischi per l'uomo e l'ambiente).

Quali sono le cause della perdita di api negli ultimi anni? è il titolo di un agile paper prodotto dal Centro di ricerche apicole (CH) che affronta la questione a partire dai seguenti presupposti:

"La questione sulle cause di questo problema è controversa e alla base di discussioni nella pratica. Vengono chiamati in causa diversi fattori: condizioni climatiche, trattamento contro il varroa, virus, nosemiasi, altre malattie, pesticidi, culture agricole, nutrimento, raccolto, eccetera. La domanda sorge spontanea: quale di queste ipotesi è la più attendibile? Esistono fatti concreti che permettano di giungere a conclusioni chiare sulle cause delle perdite?"

Inutile dire che invito alla lettura di questo paper (8 pagine...) chi fosse interessato ad approfondire la questione, io vorrei qui segnalare come dopo una rassegna delle possibili cause della moria, a proposito delle responsabilità dei campi elettromagnetici - la
causa più indicata fra i media a cerca di sensazionalismo - il paper riporta:

"Le api percepiscono le linee del campo magnetico terrestre (orientamento spazio-temporale) ed è quindi verosimile che siano sensibili anche ai campi elettromagnetici. La percezione delle linee del campo magnetico terrestre è possibile grazie a numerosi e minuscoli cristalli contenenti ferro, posizionati parallelamente sulla parte anteriore dell'addome delle api. Come nel caso degli esseri umani, il magnetismo potrebbe avere un influsso sulle api e questa ipotesi suscita numerose discussioni, tuttavia le conoscenze finora acquisite non sono sufficienti per valutarne l'attendibilità."

Sia chiaro che la mia intenzione non è minimizzare, in genere, i possibili effetti delle onde elettromagnetiche e indicare coloro che sollevano possibili correlazioni fra queste e la moria delle api come dei "visionari". Io per primo penso che la ricerca sulle interazioni fra gli organismi animali e le onde elettromagnetiche sia una priorità assoluta viste le sempre maggiori applicazioni tecnologiche che ricorrono ad esse, ma anche visti i primi, parziali, dati che a volte emergono sulla nocività dell'esposizione a queste onde. Piuttosto vorrei con questa riflessione sollecitare a valutare con intelligenza le complessità di una questione quale quella qui proposta, dove vengono valutate tante e diverse possibili cause e di cui si deve valutare le possibili convergenze fra diverse di queste.

Comunque, stiamo attenti alle api, che secondo quello che viene messo in bocca ad Eistein "se un giorno le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita".

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