di Alex Foti - da Carta
Dopo gli anni eroici e pionieristici del punk e dello squatting che posero le basi culturali dell'autonomia tedesca, i primi anni '90 coagularono gli eretici della sinistra Wessie e Ossie intorno alla questione esiziale di come far fronte al neonazismo e al xenofobia venuti allo scoperto dopo la Riunificazione. Per esempio, gli anni fluidi successivi alla caduta del Muro portarono a centinaia di occupazioni di case e spazi a Friedrichshain, Prenzlauer Berg e altrove, e ogni sabato era guerra di strada quando i naziskin calavano nei quartieri rossi.
Tutt'oggi, la tendenza antifa (contrazione di Antifaschistische Aktion) è uno dei più ampi fattori di comunanza e networking dell'estrema sinistra tedesca, tanto che le sue bandiere sovrapposte rossa e nera han fatto il giro d'Europa. Gran parte degli autonomen si dicono antifa, e a Rostock ho contato ben cinque permutazioni della bandiera antifa, che danno un'idea delle differenziazioni ideologiche esistenti nello schieramento antifascista: a sfondo rosso classica, nera anarcosindacalista, verde ecologista radicale, azzurra antixenofoba e filosemita, pink per la coalizione antifa che ha preparato le proteste contro il G8. Una terza fase è quella dello Schwarze Block, sorto come tendenza di guerriglia urbana a partire dai centri sociali tedeschi più importanti alla fine degli anni Novanta e fiorita in questi anni come vera e propria subcultura politica giovanile in tutto il Nordeuropa e in tutto il Nordamerica: da Seattle a Praga e Genova, per arrivare fino a Copenhagen, Rostock e oltre.
Antifascismo e anarchopunk sono la cifra politica comune a tutto il movimento tedesco. In questo contesto, il black bloc è un modo per far fronte alla sterzata securitaria che è da tempo osservabile in tutta Europa. La violenza contro la proprietà capitalistica e l'azione mordi e fuggi contro la polizia schierata in assetto da guerra con gli idranti, così come la tenuta nera con cappello da baseball e occhiali da sole o volto coperto, danno un senso di appartenenza simbolica e di forza collettiva molecolare e diffusa, oltre a impedire il riconoscimento e ad azzerare le differenze fra i manifestanti. Io sono autonomo, lei è anarchica, lui viene dalla Danimarca, lei è catalana, ma siamo tutti uniti dal nero della negazione del sistema e della ribellione violenta contro l'oppressione poliziesca. Chi ha potuto osservare le assemblee e le azioni dell'anticapitalismo in nero, sa che transnazionalismo, parità di genere e orizzontalismo acefalo sono elementi congeniti al black bloc: una reale pratica internazionalista, transgender e meticcia, piaccia o meno. La felpa nera è ormai un simbolo universale di identificazione noglobal, anche fra quegli attivisti che non hanno mai tirato un sasso.
Secondo il grafico pubblicato dal quotidiano sessantottardo Taz, piuttosto critico con i ribelli di Rostock, la sinistra radicale tedesca può essere classificata in base a due assi: riformismo-radicalismo in politica, verticalismo-orizzontalismo nell'organizzazione. La rete Dissent (Dissentnetzwerke.de), che discende dall'autonomismo anarchico e cosmopolita di People's Global Action, e la Interventionistische Linke (IL) occupano interamente la casella che combina ideologia radicale con meccanismi orizzontali e decentrati di decisione e attivazione collettiva. Queste due forze sono l'anima della protesta a Rostock e Heiligendamm e quindi sono l'essenza della postautonomia tedesca. Dissent, più radicale, è per l'opposizione sociale senza compromessi con la sinistra più o meno istituzionale di ATTAC, Die Linke e le ONG globali, a differenza degli interventisti, più marxisti e meno dogmatici. E' la sinistra interventista che ha dato vita a "Make Capitalism History", il cartello di forze noglobal che si è sobbarcata la gestione politica dei blocchi contro il G8 e che pubblica la testata bilingue G8XTRA (g8-2007.de). IL è molto vicina all'idea che abbiamo in Italia di autonomia, vale a dire la combinazione di teoria negriana e contropotere sociale. In questa componente risaltano la sinistra antifa berlinese (ALB - Antifaschistische Linke Berlin) e soprattutto gli autonomi di FelS (Für eine linke Strömung – Per una corrente di sinistra), che organizzano l'euromayday a Berlino e che insieme all'euromayday di Amburgo hanno dato vita al blocco pink dei supereroi contro la precarietà alla grande manifestazione di Rostock. Fels è infatti un elemento catalizzante della rete Die Überflüssigen ("I Superflui"), attiva in tutte le grandi città tedesche, che si batte contro la flessibilità a senso unico. Altre componenti di IL sono Avanti (Projekt undogmatische Linke – Progetto sinistra antidogmatica) e le riviste Arranca! e So oder so, che hanno realizzato la pubblicazione teorica più interessante del controvertice, G8: Die Deutung der Welt.
Le perquisizioni poliziesche degli inizi di maggio sulla base dell'infamante accusa di terrorismo hanno duramente colpito la sinistra interventista, come il collettivo AK e il centro sociale Rote Flora ad Amburgo nel quartiere alternativo di Sankt Pauli o il Mehringhof a Kreuzberg, dove ha sede il collettivo editoriale Schwarze Risse e dove si riunisce FelS. La protesta noglobal tedesca ha un appuntamento cruciale il 16 giugno quando si cercherà di impedire lo sgombero dei pirati anarchici del Köpi, storico e combattivo centro sociale berlinese. Non aspettatevi una giornata pacifica. Le proteste e i blocchi contro il G8 hanno reso la postautonomia tedesca più conscia del contropotere che sa esercitare e delle proprie differenze con la sinistra degli anni Settanta e Ottanta, oggi sempre più riformista e legalitaria, dopo eccessi di violenza assai peggiori di quelli del black bloc di oggi.
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