di Geert Lovink e Ned Rossiter
6) Nei confini dei network sono inscritti gli «elementi "non-democratici" della democrazia» (Balibar/Mezzadra). Questa affermazione è particolarmente utile quando pensiamo al "politico" dei network, essa rivela il fatto che i network non sono aperti, orizzontali e globali di default. E' questo l'errore di molti dei discorsi sui network. Non si danno politiche dei network se non ci sono confini dei network. Invece di spalmare a forza la democrazia sui network, sia attraverso software che attraverso azioni politiche, dovremmo investigarne la natura. Questo non significa che dobbiamo supportare apertamente "dittature benevolenti" o ruoli di totalitarismo illuminato. Di solito i network prosperano su un'informalità di piccola scala, specialmente nella prima fase di vita delle loro strutture sociali.
7) I confini dei network sono le spaziature della politica. Mentre i network sono sottoposti al processo trasversale delle trasformazioni di scala, i bordi dei network rivelano, a un tempo, limiti e possibilità.
Mentre in Network Organizzati 1 abbiamo enfatizzato quel che accade "dentro" un network, qui andremo a vedere cosa succede alla sua periferia. Nel corso del processo di sviluppo del kernel di un network si cristallizza molta energia. Dopo qualche mese o, per i più fortunati, qualche anno, c'è ancora un dentro del network, e solo macerie sul bordo. Questa è una sfida enorme per i network - come impegnare il margine fino al punto di considerarlo la condizione della trasformazione e del rinnovamento ?
8) Non esistono cittadini dei media. Trova e sostituisci cittadini con utenti. Anche gli utenti hanno diritti. L'utente non è una categoria non-storica, ma piuttosto è l'attore di un sistema specifico che non stabilisce parentele con le istituzioni della modernità e con il relativo discorso sui diritti. Ciò che occorre, allora, è una totale reingegnerizzazione dei diritti degli utenti all'interno della logica del network. Esattamente come i "cittadini giornalisti", i governi democratici liberali, i grandi media e le istituzioni globali sono infinitamente verbosi circa le loro credenziali democratiche, così i network organizzati sono ostinati nel mantenere una politica "non-democratica".
Una politica priva di rappresentanza — da quando i network rappresentano qualcosa ? — e, in luogo di essa, una politica di relazioni non rappresentazionali (N.d.t.: non relative alla rappresentanza).
Non-democratico non significa antidemocratico o elitario.
Ciò dimostra l'importanza strategica di sciogliere i nodi tra "democrazia" e "media".
Lasciateci ricordare che il cittadino giornalista è sempre imbragato a media organici allo stato-nazione. I network non sono nazioni. In tempi di abbondanza di canali, piattaforme e network non è più necessario invocare "l'accesso". La democratizzazione dei media è arrivata al capolinea. La gente è stanca di leggere la solita critica al NYT (New York Times) alla CNN e agli altri cortili platealmente prevenuti in senso neo-liberista e Occidentale. E' il momento di concentrare i nostri sforzi sulla politica del filtraggio. Che tipo di informazione intendiamo leggere e divulgare? Cosa succede quando ti accorgi che ti sto filtrando? Dobbiamo soltanto collegarci agli "amici"? E cosa fare di questa compulsione ossessiva a collezionare amici? Potrebbe andare meglio se sostituissimo "amici" con "compagni"? Cosa si potrebbe obiettare alla tendenza a costruire network sociali?
Non era questo ciò che sognavano molti mediattivisti ?
9) La governance richiede protocolli dissensuali. La governance dei network è la più chiaramente protesa verso la questione dei bordi dei network. Qui il controllo è il problema. La funzione dei confini è, a tutta prima, quella di regolare l'entrata, ma essi invitano le società segrete a infiltrarsi in qualsiasi modo. Il contesto all'interno del quale queste due dinamiche vanno lette è quello della battaglia tra regimi governamentali e desideri non-governamentali. Non siamo chiamati a decidere qui se occorre tagliare in due le nostre agende: noi siamo per l'ordine in tempi di caos e allo stesso tempo promuoviamo e sognamo un flusso di informazione libera. Questo ci conduce al tema correlato della sostenibilità. Se i confini dei network sono costituiti di elementi governamentali e non-governamentali – amministrazione vs. sabotaggio ispirato e desiderio di infiltrazione – allora possiamo anche affermare che i confini dei network rivelano la loro fragilità costitutiva. In che modo ciò può divenire un fattore di forza per il futuro dei network? Ci sono sempre sovrapposizioni tra identità e strutture sociali.
10) Progettate la vostra educazione. Nella congiuntura attuale troviamo ispirazione dalla proliferazione di network centrati sull'educazione, sull'iniziativa non allineata, sulla ricerca militante.
L'educazione, naturalmente, ha sempre riguardato la coltivazione della mente e del corpo per rifornire la richiesta di forza-lavoro da parte del capitale. I network organizzati devono giocare un ruolo cruciale nel rifiuto della sottomissione del lavoro e dell'esistenza al torpore mentale e all'esaurimento vitale richiesto dal capitalismo post-fordista. Ed è attraverso questi "edu-network" che vediamo alcune delle forme più ispirate di invenzione itituzionale.
Riteniamo che questo sia il punto su cui possiamo dirigere le energie che impegnano le pratiche di collaborazione creativa. Ciò di cui abbiamo bisogno è uno sforzo concettuale e una successiva "arte della traduzione" per far migrare i concetti critici da un contesto al successivo. E' il momento di reclamare una posizione di avanguardia e di non lasciare il prossimo sviluppo di questi strumenti tecno-sociali nelle mani delle corporation neoliberiste. E quanto diciamo riguardo i new media e l'Internet può essere riferito ad altri settori di educazione e ricerca. Entro la prossima decade metà della popolazione mondiale userà un telefono cellulare e due miliardi di persone useranno l'Internet. Come useremo questo potenziale?
Qui le prime cinque tesi
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