martedì, giugno 13, 2006

Regione Lombardia: razzismo istituzionale e call center


Tutti noi sappiamo cosa sia un call center, così come sappiamo che questi centri telefonici sono frequentati prevalentemente da migranti che possono da lì comunicare con i paesi di origine ad un costo contenuto. Penso saremo tutti d'accordo che la possibilità di comunicazione, l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione debba divenire uun diritto fondamentale. Al contrario la Regione Lombardia, su sollecitazione dei "giovani padani", vede i call center come potenziali siti di pericolosità pubblica, quindi ha approvato il 6 giugno una nuova legge regionale di stampo persecutorio e xenofobo. Questa legge regola l'attività dei call center introducendo una logica discriminatoria e, soprattutto, in cui sono contenute norme lesive dei più basilari diritti individuali. Infatti i clienti - perchè di questo si tratta - di queste attività commerciali potranno essere sottpostia controlli delle generalità e non solo. In Lombardia i call center saranno sottoposti ad un rigido controllo poliziesco, con la Polizia Regionale che avrà compiti che vanno ben al di là di quelli per cui era stata istituita: oltre al controllo di licenze e prescrizioni dell'attività commerciale, la Polizia Regionale avrà il compito di verificare le generalità di chi sta usufruendo del servizio, i numeri di telefono che si stanno chiamando, gli indirizzi mail utilizzati ed altro. Insomma, in pratica di organizzare delle vere e proprie retate.
La gravità di questa legge regionale dovrebbe preoccuparci tutti, lombardi o meno.
Ora si registrano le prime reazioni di protesta dei gestori ma anche dei clienti di questi call center, in attesa di individuare forme di protesta che sappiano essere incisive e portare a una ridiscussione della legge.

Nessun commento: