martedì, giugno 06, 2006

Network swarm and microstructure

Giro dalla lista Rekombinant questa interessante riflessione di Bifo...

Qualche settimana fa nella lista nettime si è svolta una discussione lanciata da Brian Holmes con un testo dal titolo "network swarm and microstructure" di notevole interesse teorico e anche direttamente politico.


Traduco qui un brano del testo:
"quando la forza delle istituzioni gerarchiche declina e la società diviene un sistema dispersivo di individui mobili e di spazi anonimi, l'unico comportamento che sembra essere comprensibili è il comportamento di mercato.
Sappiamo molto sul modo in cui i segni economici servono a strutturare il comportamente degli individui dispersi e mobili, che sono sempre descritti come calcolatori razionali che volgiono massimizzare le loro strategie di accumulazione (il cosiddetto individualismo metodologico). Ma il comportamento economico individuale è l'unico che possa essere osservato oggi? Ovviamente no. Diciamo piuttosto che entro lo spazio di relazioni sociale debolmente determinate hanno cominciato ad apparire altre forme relazionali..." e più avanti: "... la parola swarm (sciame) descrive un modello di autoganizzazione
in tempo reale che sembra sorgere fuori dal nulla (ovvero sembra essere emergente) e che è riconoscibile perché si ripete in maniera più o meno ritmica. Lo swarming è una immagine iniziale dell'autorganizzazione".
Mentre penso che il comportamento di swarm sia un'ottima metafora per definire il comportamento collettivo nelle società ad alta interdipendenza, come sono le società contemporanee in cui le reti di comunicazioni ad alta tecnologia sono sempre più pervasive e quindi connettono un numero crescente di individui, non credo però che si possa affermare che questo comportamento ha i caratteri dell'autorganizzazione, così come la tradizione politica intende questo termine.
Con il termine swarm ci riferiamo abitualmente al comportamento delle api o di simili animali che si muovono in maniera talmente coordinata da autorizzarci a pensare che l'organismo collettivo prevalga rispetto all'organismo individuale quanto a capacità di prendere decisioni.
Possiamo definire lo sciame come una forma di vita che mette in opera un modello di comportamento in maniera automatica. Nello sciame, per quanto ne sappiamo, la vita è governata dall'informazione iscritta nel cervello dei partecipanti allo sciamo (l'informazione incorporata nella loro azione).

Brian ha ragione quando affronta lo sciame dal punto di vista del network. Ma con il termine network non intendiamo qualsiasi collezione di elementi diversi: esso è la forma di interazione tra unità diverse (individui e macchine) che agiscono all'interno di un protocollo.
Nella sua replica al testo di Brian osservava Felix Stalder: "Tutti i networks sono definiti dai loro protocolli, rgole formali che stabiliscono i termini del coinvolgimento di agenti altrimenti indipendenti. I protocolli rendono possibili interazioni senza gerarchia. In effetti il protocollo crea lo spazio del possibile (ovvero l'orizzonte condiviso) e per partecipare a un network gli attori debbono aderire ai protocolli dominanti".
Possiamo dire che un network è una struttura e un processo di interazione tra unità compatibili. La copatibilità può essere considerata come aderenza a un protocollo.
Brian Holmes usa la metafora dello swarm per descrivere l'emergenza di un comportamento autorganizzato.
Dice: "cokmincio a credere che ci sono due fattori fondamentali che aiutano a spiegare la consistena dell'attività umana auto-organizzata. Il primo fattore è l'esistenza di un orizzonte cndiviso, di tipo estetico etico filosofico e metafisico, che è pazientemente e deliberatamente costruito nel corso del tempo e che dà ai membri di un gruppo la capacità di riconoscersi l'un l'altro come esistenti all'interno del medesimo universo di riferimento, anche quando sono dispersi e mobili. Il secondo è la capacità di una coordinazione temporale a distanza: lo scambio di informazione ma anche di affetto, all'interno di un gruppo disperso, su eventi unici che si svologno continuamente in collocazioni specifiche."

A me pare che questo genere di comportamento coordinato secondo modelli di interazione protocollari non può essere visto come un esempio di auto-organizzazione, dato che il protocollo è una struttura interiorizzata che conduce gli individui a interagire secondo modalità prefissate. Se il network è comporto di unità interdipendenti che seguono il medesimo protocollo, lo sciame è composto da unità individuali che sono governate da un modello di comportamento incorporato nel loro cervello e nel loro corpo.

Allo scopo di comunicare e di essere produttivo, ognuno deve unirsi per scelta o per obbligo, a un particolare network o a parecchi, accettando in questo modo i loro protocolli così da avere un orizzonte condiviso. I protocolli introducono automazione (catene di interazioni automatiche) nel flusso della comunicazione.
Perché la flessibilità funzioni in maniera coordinata, deve diventare compatibile con il ritmo del flusso, cioè, deve seguire le regole automatiche di interazione.
L'azione di un network è resa possibile dalle microstrutture che soggiaciono alla tecnologia e alla costituzione organica degli agenti viventi che interagiscono nel network.

In conclusione non vedo come il concetto di sciame possa essere usato come una metafora per la libertà o per l'autorganizzazione. Piuttosto lo vedo come la metafora della dipendenza automatica degli individui dal superorganismo reticolare.
Lo swarming non è un comportamento emergente, ma la ripetizione infinita di uno schema automatico in perenne evoluzione.


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