La giornata si presenta bene, il sole si fa spazio fra un velo di foschia. Arriviamo - in un gruppetto - che la manifestazione è già iniziata, si stende da Porta Ticinese in su: finalmente aria di MayDay. E' sempre con un pò di ansia che si arriva alla MayDay, perché risulta incredibile che ogni anno si azioni l'alchimia che fa di questa la grande manifestazione del Primo Maggio italiano, moltiplicatasi oramai in Europa e oltre, che si aggancia e relazione con il movimento degli migranti statunitensi - in primis latinos - che si mobilitano da qualche anno il primo di maggio.
L'alchimia della MayDay è tutta nella sua indomabilità da parte di partiti, sindacati, gruppi di movimento. Una marea di singolarità che cancella e rende alieni i piccoli spezzoni dietro le bandiere di qualche "partito comunista e qualcosa", mentre la marea delle singolarità si muove su e giù dal corteo questi gruppetti compatti e discliplinati, dietro qualche "funzionario", evidenziano la separatezza dai simboli e dalle pratiche che abbiamo ereditato dall'era del capitalismo industriale.
In testa biciclette e spezzoni di migranti, ordinati e determinati.
Dai tanti camion musica e birra, prosecco dal autobus di Fiere Precarie per brindare: ci siamo, possiamo guardarci e toccarci. Possiamo esserci senza cancellare nei numeri le singole vicende, le singole lotte (anche individuali), la singola incazzatura contro l'imposizione lavorativa e contro un'omologazione che ci piega all'auto-sfruttamento, alla ricerca di visibilità sociale attraverso il consumo. L'advertising è come sempre la forza della MayDay, la capacità di costruire un mondo di simboli, linguaggi e narazioni: è presente la consapevolezza che la definizione dei termini dei conflitti è una parte fondamentale dei conflitti stessi, che l'affermazione di una determinata lettura del lavoro dei giorni nostri nella società - così come delle singole scelte di vita, in ogni suo aspetto - è centrale per sperare in una nuova riattivazione delle capacità di coalizione.
Ognuno delle e dei presenti forse non sa, ma mi accollo il rischio e scommetto che ognuno è in MayDay per uscire dalla solitudine e per strappare il diritto materiale ad autodeterminare la propria esistenza. E' già un passo in avanti.
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