di Alex Foti - da precog 4 dicembre 2007
Sono stati 3 giorni di attivismo & artivismo intensissimi nella città capitale della stiria a meno di 100 km dalla maribor slovena. graz è una città di 200mila abitanti tagliata in due da un fiume impetuoso e dominata da un'erta rocca con un castello pergolato e terrazzato. Spira un fiero vento montano fra le botteghe e i campanili medievali. Capitale europea della cultura qualche anno addietro, ha realizzato per l'occasione una kunsthaus in riva al fiume e un'isoletta artificiale annessa. E' una costruzione ardita che si può definire come una creatura a metà fra una cornamusa gastrica e un baubau buzzatiano che aleggia a mo' di nero dirigibile. Quando il sole tramonta, un gioco di specchi-occhio sembra darle un corpo a scaglie. E' un antipompidou, insomma.
Arrivo di sera e vengo accolto da laila, stiriana-maltese di radical europe che mi ha invitato, rheiny ("rheinard is too german"), hacker e reporter, leo, un attivista negriano ultrasimpatico patito di stadi e curve insorgenti (gode quando gli faccio vedere l'articolo del corsera che reca il titolo "ultrà senza confini uniti in europa: odiano la polizia, si firmano acab e appoggiano le banlieue. Il cordoglio per gabbo unisce un movimento che usa il tifo come forma di antagonismo. a vienna come a kiev, a colonia come ad atene, a madrid come a bucarest"; sembra l'inizio di un appello euromayday, commenta più di uno), spitoo, attivista del soc ad almeria in andalusia, il sindacato che organizza i migranti che lavorano nelle serre, e kolya abramsky (conosce paolino di terre mutanti!), forse il primo storico del movimento noglobal (nella fase ante001) che oggi sta facendo un phd in sociologia a suny in pennsylvania. Rheiny vede che a me, spitoo e kolya ci stanno cadendo le orecchie dal freddo e senza dire niente scompare e ritorna con tre cappellini di lana a strisce bianche e nere. d'un tratto eccoci trasformati in 3 gnomi noglobal: un senegalese andaluso, un milanese calabrese e un ebreo angloamericano: now is the future!
Andiamo a fare un salto a radio helsinki (ci dicono che bifo è stato immortalato al suo ingresso) e rheiny dice che si deve assentare mentre laila pronuncia misteriosamente la parola sabotaggio. Il giorno dopo rheiny mi spiega che la radio (tipo radiopop) voleva fare due ore di intervista in diretta il mattino con una notoria xenofoba nazi (alla destra di haider). A tutti sembrava allucinante, ma nessuno in redazione faceva niente per opporsi. Così lui ha messo fuori uso i microfoni e pubblicato un comunicato sul web tipo "ci scusiamo per problemi tecnici". L'intervista alla nazi è saltata, ma lui ha dovuto dare le dimissioni... Dopo una ricognizione degli stencil sui muri di graz andiamo all'inaugurazione del nuovo spazio espositivo di rotor, l'associazione artistica che ha organizzato la conferenza "land of human rights: artistic and activist stragies for making rights visible" che apre il giorno dopo con gente da tutta l'europa centrorientale and beyond. E' una mostra dichiaratamente noglobal, tutta dedicata a esperienze e visioni di attivismo sociale nella neuropa del dopo guerra fredda.
Un bellissimo video mixa l'uso simbolico del pugno chiuso dagli anni 20 agli anni 90 passando per gli anni 60. Comunismo, anarchismo, pantere nere, zengakuren, via campesina, noglobal europei: una cavalcata simbolica. Ampio spazio alle opere create per la mobilitazione di lungo corso (e ancora in corso) a Vilinius per salvare il Lietuva, il cinema esempio di modernismo sovietico che da 40 anni è epicentro della vita culturale della città e di cui vorrebbero fare un centro commerciale (il destino toccato a tutti gli altri teatri). Il simbolo di rotor è stato disegnato dall'artista in residence, una donna slovena sulla sessantina che ha creato un simbolo per dire che tutti gli esseri umani sono uguali sotto il sole: due fregi alla fred perry racchiudono 13 stelle nere sotto uno scoop sun. Mi piace: sembra il fregio di una bandiera centrasiatica e aggiunge l'anomalia jinx sovversiva (il 13 da gatto nero di halloween) alle 12 stelle cattosocialiste della disunione europea.
E' un pieno di gente, conosco una ragazza che ha scritto su chiapas e oaxaca (parla in italiano perché stava con uno di yabasta bologna). Mi dicono che è presente l'ultimo sindaco socialista di graz, un uomo incanutito e segaligno, vestito come un trekker, dallo sguardo gentile, che regala a rotor la targa dei giusti che gli ebrei austriaci gli avevano dato dopo la guerra, in memoria di quanto aveva fatto per cercare di proteggerli dalla furia nazista. E' come se dicesse "vi passo il testimone, adesso sta a voi battervi contro il ritorno del fascimo europeo". Il giorno dopo si attacca con la conferenza, che verte sulle forme di attivismo creativo per far emergere diritti negati, dai migranti ai precari, dalla lotta all'immobiliarismo all'identità europea meticcia, dai noborder agli zapatisti, da Malaga a Pietrogrado. Si tiene in uno spazio spoglio, dove si concepiscono azioni di teatro da strada, nel quartiere turco della città. Il livello è della madonna. Di solito io mi rompo i coglioni in queste ciarle. Ma ci si sente fra pari, non ci sono intellettualismi indebiti e seriosità fuori posto. Si respira subito sorellanza e voglia di cambiare il mondo.
Apre uno scienziato politico ("sono anarchico kropotkiniano nonviolento") della freie universitaet che mi dicono essere stato un faro della dissidenza politica in germania federale. E' l'unico in là con gli anni. L'età media è sui 30 con qualche 'antenne come me. Segue una ragazza che ci fa un quadro dei campi di detenzione per immigrati dentro l'unione e alle porte dell'unione, come in ucraina e in libia. c'è un reportage agghiacciante su ceuta e melilla. poi parla spitoo, dei pogrom contro i migranti, di come soc da sindacato rivoluzionario per braccianti analfabeti nei 70s si sia trasformato in un sindacato migrante. E di come i proprietari di campi e serre preferiscano oggi importare manodopera dall'est per usarla come forza crumira contro i raccoglitori neri e magrebini da lui organizzati. Parla quindi Dieter, un biologo e agronomo che lavora con longo mai, via campesina e european civic forum sui temi di sovranità alimentare e lavoro agricolo. Ha girato i campi dalla spagna all'ucraina ed è superpunksimpatico. Poi è la volta di Rubia Salgado, che in maiz organizza le donne migranti a linz con campagne pink con cartelli che dicono "prekaer und revolutionaer". E' una butch brasiliana che si sforza di non far la simpatica, ma le foto che mostra strappano il sorriso a tutti. Parla poi la maitre a penser spivakiana dei neri austriaci (ai tempi di mozart, c'era un celebre nero alla corte asburgica), Araba Evelyn Johnston-Arthur, una giovane donna vestita di nero che traccia il rapporto fra discorso dei diritti umani e liberazione nera. Chiude il fratello maydayano Josip Rotar, che presenta il film sulla carovana dei cancellati (i nonslovenofoni che si trovarono esclusi dalla cittadinanza nel 92) che da lubiana è arrivata a bruxelles passando per parigi, chiedendo all'europa i diritti civili di base negati dallo stato-nazione.
Il film è davvero fantastico. Ti commuove e ti fa arrabbiare. Dobbiamo farlo vedere a Milano assolutamente. Si tratta di una lotta modello di quello che il transnazionalismo radicale europeo deve riuscire a compiere, se non vuole rimanere schicciato dalla tenaglia costituita da liberalismo e nazionalismo. Riportiamo in albergo Mateya, la compagna di Josip incinta, una storica della dissidenza slovena che lavora con lui in una radio commerciale: aspettano una bambina a marzo! Passiamo tutta la serata a bere e parlare delle prospettive euroradical della rete mayday, di maribor, lubiana, milano, di negrianesimo nordestino e lombardo. Di verde, anarchia e pink. E' entusiasta dell'idea di costituire una sorta di internazionale dei noglobal europei. Facciamo la Zeroeth Transnational of european radicals! Che ne dite? Gli parlo della mia idea di bandiera noglobal. Lui ne propone un'altra assolutamente più figa.
Cazzo, dài, facciamo emergere l'europa dissidente e insorgente di spazi sociali, collettivi politici, media indipendenti, innovazioni artivistiche. Se non ora, quando? Dopo tot birre e passeggiata notturna sulle alture in solitaria, la mattina si apre con Kolya (che studia l'economia politica di energia e comunità alternative) fa un affresco del movimento noglobal da una prospettiva worldsystems mixato con moltitudine e annuncia (troppo d'accordo) la fine avvenuta della globalizzazione multiculturale e l'avvento del regionalismo securitario di elite straricche e guerresche. Poi fa vedere le foto della comunità zapatiste all'ultimo incontro transnazionale organizzatto dall'EZLN quest'estate. Fanno vedere un altro mondo possibile all'opera, dai corsi di agronomia alla logistica della distribuzione, i luoghi della democrazia diretta, i murales della liberazione india, l'ironia del discorso marcosiano (kristo, Chavez è andato sotto; è una battuta d'arresto, e sob per le 36 ore, ma meglio così che un altro caudillo rosso a vita; è la dimostrazione che il venezuela è una democrazia sociale, non un regime).
Poi è il mio turno (dopo due cippe per trovare la concentrazione). Margarita, l'irruente e vitale moderatrice mi confessa una travolgente passione per san precario. Poi tira fuori una fotocopia del santo che stava nel suo ufficio, la quale poi viene affissa nel sipario alle spalle dei relatori per tutto il resto della conferenza. Allora metto il computer sull'immagine del santino e comincio la mia tiritera abbastanza ispirata (segue net parade e i poster mayday 004, 005, 006, vienna, berlino). E' finita. Parlo con la mamma di Laila di società resistente e sarkozy.Di come una volta c'era una solidarietà transetnica nei quartieri popolari e di come manchino oggi ideologie universaliste che possano motivare le persone ad agire insieme a chi condivide il tuo spazio urbano. Seguono Julien che con Fanny di génération précaire hanno fatto l'agitazione degli stagisti con le maschere bianche e fatto fare una figura di merda ai ministri alla conferenza stampa al telegiornale smentendo a latere con i giornalisti che le robe proposte fossero un benché minimo miglioramento per gli stagisti, ma anzi un peggioramento perché l'indennità di 300 euro era la stessa solo che ora si potevano far lavorare gli stagisti i primi quattro mesi gratis! (la proposta fu poi ritirata).
Adesso fanno jeudi noir. Party improvvisati con mr disco e altri personaggi queer andando a zonzo per la città si presentano in massa agli appuntamenti delle agenzie immobiliari e fanno irruzione nelle case ripresi da telecamere di fronte agli occhi increduli dei proprietari. Si chiamano giovedì nero perché hanno occupato un palazzo di fronte alla borsa. La crisi degli affitti è totale e non viene applicata la tassa agli appartamenti sfitti. Loro sono per la regolazione "realistica" del mercato, non per i sussidi agli affitti perché sono inflazionisti. Anche loro si muovono in un'ottica demoradicale dichiaratamente priva di proclami ideologici. Fanny dice che vogliono usare la leva mediatica al massimo, anche se significa fare il lavoro delle redazioni. Sono vicini ad antipub, nati negli anni 80 e son mediattivisti della madonna. Si mangia cucina bioasiatica grazie al collettivo omega di donne che sembrano tatare. Incontro Elizabeth Steger della mayday viennese! Che figata, ci siamo scritti tanto! Poi io mi faccio una bigiatina di un paio d'ore per prendere i regalini a chi si ama e farmi un sonnellino (i wanna finally party hard tonite).
Ritorno in tempo per vedere un uomo del 22esimo secolo all'opera, Gediminas Urbonas, fratello del 66 che sembra il fratello polare di ikarris degli eterni di jack kirby, con occhi di ghiaccio e uno sguardo divertito sotto il taglio electrobeat dei suoi capelli bianchissimi. E' un artista che a Vilnius ha tirato su un casino intorno al cinema Lietuva (che significa Lituania) che faceva vedere il cinema sperimentale dell'est (e restaurato nel 99 per festival cine) fra cui (come mi ha raccontato poi dopo una notte mirabolante) gli ostern e i redstern: i western sovietici degli anni 60!! Dove i buoni erano degli indiani interpretati da musulmani bosniaci e i russi bianchi facevano i cowboy in set locati in kazakistan... Dovendosi muovere in un contesto di stato nazionalista hayekiano in cui qualunque protesta diventava immediatamente bollata di comunismo ergo di stalinismo, e dove la politica economica è fatta dall'institute for the free market, la sua compagna e lui hanno squattato la biglietteria riscaldata dove si faceva la fila ai tempi dell'urss e l'hanno trasformato in atelier di attivismo dove chiunque in città poteva fare la sua cosa, proporre e realizzare la sua compagna, suonare il proprio concerto, creare insieme qualcosa. Hanno arruolato cani e intellettuali, fatto bagni collettivi, steso striscioni su autostrade, una miriade di azioni più o meno strane che han creato un movimento collettivo che ha conquistato la maggioranza di opinione nella capitale con la campagna salvate lietuva (cioè lituania) dal governo lituano con invocazioni paradossali dell'america e varie sovversioni del senso politico comune. Hanno portato lo stato in giudizio per aver concesso gratis il terreno alla catena di supermercati akropolis in quella che è una delle piazza principali di aggregazione della città. Forse la chiave per far vincere anche qui l'artivismo come serpica è di crearsi una proposta postideologica di resistenza e protesta. (C'era anche la comune di peter watkins ma l'ho mancata. spero di beccarla in rete. chiedo a z).
Arriva il momento di godersela in tutta spensieratezza. C'è la cena in birreria austriaca al tavole prevalentemente exyugoslavo. Con Josip si parla di affetti e politica. Lo strudel! Più tardi con Josip e Gediminas, Laila ed Elisabeth ed altri attraversiamo un grande parco. Dieter è fuori in canottiera. Spunta fuori Leo e dice c'è un altro party in un posto appena squattato. Schiodiamo dal saturissimo bar con concerto hardcore ungherese. Con leo arriviamo nel nulla dopo essere passati accanto alla locale lugubre prigione e aver discusso dei vari sistemi di controllo. C'è un viavai dietro un gruppo di case, si scendo tre ripide spirali di scale. C'è un ingresso angusta e una tenda: usciti dal vestibolo si entra in una gigantesca catacomba con due stanzoni coi soffitti a botte di mattoni, pompa la tecno: ka-boom!! Resto ad aspettare la faccia di Gediminas che fa quando entra: con gli occhi candidamente sorpresi esclama: "It's like Soviet time!", è un momento perfetto, tutto si coagula in un istante, il vissuto e lo storico della nostra generazione.
Prendiamo a parlare dei suoi due anni di servizio militare nell'armata rossa e di come la dissidenza covasse anche lì. di come fu un ufficiale a passargli letteratura proibita, come la giornata di ivan denisovic, della cultura punk e underground dell'epoca. del fatto che ci si sposasse presto (ha una figlia di 14 anni!) e si faceva vita in comune. Degli allevatori di colombi viaggiatori di reggio emilia. Di come l'89 fu davvero una rivoluzione nel senso buono del termine. Ah, kristo mi manca una cifra il 1984 e i miei 18 anni, lui in russia, io in america: ivan meets gi joe. Mi manca quel senso di mutazione costante, di ricerca perenne, ché sotto l'asfalto c'era la devianza, dietro il conformismo c'era sovversione dilagante. West Berlin. Ost Berlin. Berlin. Ostalgia and Western Decline. Finalmente ganja. Le ore passano. Son già le 4. Torniamo in albergo. Ci guardiamo con Josip e Gediminas, ekikkazzo ha sonno? Andiamo a cercare l'ultimo drink. Ci dirigiamo verso il bar r'n'r autonomo con music hyperkool, la barista ci guarda male, si sta sbaraccando. Ma accanto nel bar turco c'è animazione. Entriamo. La più alta densità di fumo di sigarette della mia vita. Ci sorridono. Ragazze e ragazzi fumano e bevono ai tavoli. Islam is part of Europe. Ci mettiamo a parlare di politica. Facciamo la transnazionale delle metropoli ribelli. Facciamo l'altra europa anarco-negriana, pink, meticcia, ecotopica, creative underclass:
ERESIA OVUNQUE!
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