E' uscito il nuovo numero de lo squaderno, rivista on-line di discussione culturale. Tema del numero 6 è la provincia e il vivere in provincia. Mi è piaciuto in particolare l'articolo di Claudio Coletta intitolato Dalla parte della provincia... mi sono ritrovato nella mia provincialità, quindi ne pubblico di seguito la parte iniziale sperando di incuriosirvi... (frnc)
Antefatto. C’è questo quadro dal barbiere. Corrisponde pressappoco alla veduta dalla vetrina d’ingresso: la stessa piazza del paese, com’era qualche decennio fa e neanche tanto diversa da ora. In primo piano, una bicicletta e una sedia. L’una accostata all’altra, la sedia di chi resta e la bicicletta di chi va, testimonianza di un incontro che da qualche parte e per qualche tempo ha avuto luogo. Quando rientro dalle mie parti, tagliarmi i capelli mi aiuta ricomporre la relazione tra il territorio della cute e quello geografico. Perché quando li lasci fare i capelli si allungano, si allargano. Quasi che il loro volume e la lunghezza debbano coprire le distanze percorse, legare insieme quest’incontro e quell’affetto, far passare in mezzo un qualche fluido che li tenga vivi o prometta di farlo. Ma poi i continui andirivieni procurano intrecci e increspature. Saltano fuori ambigue le doppie punte... C’è da impazzire a farsi crescere così i capelli: si afflosciano da una parte e ti deformano il viso. Dall’altra tirano e fanno male, si spezzano. Si diradano. Dice: come te li faccio? Come al solito, dico io. E come al solito è sempre diverso, che da un taglio all’altro passano mesi, che il numero dei capelli non è quello dell’ultima volta e alla porta d’ingresso della saletta ho notato un fiocco rosa e sopra c’è scritto Angelica.
C’è questo fatto in provincia, che tutto cambia anche se niente è diverso. I tempi i luoghi e
i loro abitanti sono mescolati: la terza corsia in costruzione e i paesi attorno che si spopolano, i cinesi rinchiusi dentro fabbriche abusive e il lavoro artigianale a casa conto terzi, il distretto industriale e la delocalizzazione in Est Europa, i contadini e le ecomafie, cittadini e clandestini, nomadi e residenti. La provincia è terra di attriti e di collisioni. Lo vedi dal modo sempre più veloce in cui si consuma, nell’anima come nel paesaggio, negli affetti come negli oggetti. Lo vedi dai distacchi inesorabili tra le persone che se ne vanno e quelle che restano, dalla circolazione vaselinica delle merci, dai miasmi catodici dell’infotainment, dai detriti materiali e psichici sempre più tossici che si sedimentano e contaminano gli spazi e i corpi, narcotizzano i sensi. Quest’atmosfera rarefatta rende gli attriti meno visibili, le collisioni insonorizzate, finchè la catastrofe esplode in una successione perversa di delitti e rappresaglie, emergenze e insabbiamenti.
Continua sul n. 6 de lo squaderno.
giovedì, dicembre 13, 2007
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