"Domani a Roma sfilerà il popolo dei precari".
Così viene annunciata sui GR nazionali la manifestazione convocata dal tavolo Stop precarietà per il 4 novembre nella capitale, dopo di che i commenti - come era facilmente prevedibile - si limitano ai commenti del mondo politico istituzionali, fra chi si sente più al governo e chi più in piazza, sull'unità della maggioranza o sulle sue divisioni... poco o nulla sui temi portanti della piattaforma che ha indetto la manifestazione.
Soprattutto sul "vero" tema al centro della manifestazione, ossia il lavoro e la precarietà, visto che sulla legge Bossi-Fini e sulla legge Moratti nessuno sembra averci davvero creduto, o meglio qualcuno ci avrà anche creduto ma, in questo contesto, risultano solo un "contorno" del piatto forte. Questa settimana sui giornali si è dato conto delle dinamiche che hanno animato la vigilia di questa manifestazione, ma già da settimane i toni si erano scaldati poiché effettivamente - come si segnala da più parti - è parsa schizzofrenica l'annunciata presenza in piazza di almeno una decina di sottosegretari governativi, mentre fino ad oggi il governo Prodi ai precari ha dato ben poco.
Io a Roma ho deciso di non andare, il tavolo Stop Precarietà non mi convinse nemmeno alla sua nascita ed il tempo non ha migliorato la situazione: domani in piazza ci saranno molti precari, ma le parole d'ordine che gli verranno attribuite non penso siano le "nostre" parole d'ordine, cioè quelle emerse dal decennio delle grandi manifestazioni che a partire da Seattle hanno segnato il nostro tempo.
Domani si chiederà a gran voce il ritorno della centralità del lavoro subordinato, mentre si dimenticherà il diritto al reddito o alla formazione.
venerdì, novembre 03, 2006
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