Come si può vedere anche dal banner che troneggia qui sopra, vi segnalo e promuovo Mondo Risiko, un vero e proprio torneo di Risiko con dadi e carrarmatini, ma anche una scusa per parlare di guerra attraverso conferenze, reading, presentazioni di libri, film...
L'immagine che accompagna questo post è invece un olio su tela dal titolo Risiko di Giorgio Galotti, potete vedere i suoi lavori qui.
Il programma completo e il regolamento di Mondo Risiko si possono trovare su http://mondorisiko.noblogs.org
Se volete iscrivervi al torneo scrivete a mondorisiko@inventati.org
Ed intanto leggetevi qui sotto la "favola del Mondo Risiko":
La prima volta è stata il 17 gennaio 1991. La notizia dei bombardamenti sull'Iraq è arrivata durante la notte. Il mondo era appena cambiato ma noi eravamo i soliti quattro. Il giorno dopo saremmo scesi in piazza, ma quella notte c'era da esorcizzare lo spettro della guerra, sotto con i dadi e con i carrarmatini. Non sapevamo che sarebbero seguite molte altre notti, bombe vere mentre noi attaccavamo da due dalla Kamchatka. Scrivevamo volantini e perdevamo il Siam. Cazzo, non si può perdere un territorio così strategico. Addio controllo dell'Oceania. Anche la Cecenia è strategica per controllare il petrolio. Chiedetelo ad Anna Politkovskaja. La gente crepava a migliaia in Africa orientale, e noi difendevamo da tre contro un attacco dal Madagascar.
Obiettivo: sconfiggere le armate rosse. Fatto. Le armate verdi sono i marines che sbarcano a Baghdad o la Guardia nazionale padana che fa la ronda in un quartiere di migranti? La confusione aumentava e nell'Europa meridionale tornavano la guerra, le deportazioni, l'odio etnico. Armate nere in Bosnia(Jugoslavia), non se ne vedevano in giro dal 1945. Esplodono autobombe in Indonesia? D'Alema bombarda Belgrado? E io ci provo da uno dalla Cita, non mi interessa se è un suicidio. A un certo punto qualcuno ha attaccato gli Stati uniti orientali da tre, una mossa a sorpresa. Ha fatto sei-sei-sei e la confusione è aumentata ancora. La risposta è stata conquistare l'Afghanistan, e non era difficile. I Talebani difendevano con un dado solo, e uno contro cento anche con molto culo non funziona. Figuriamoci poi se gli esce un bell'uno. È che dopo ti accorgi che a ogni turno bisogna rinforzare i territori, e i carrarmatini non bastano mai, non bastano mai. Un'assemblea, un corteo, una partita. Qui sulla Cisa dei pazzi bloccano treni pieni di carrarmatini in viaggio per il Golfo. In Chiapas si gioca in passamontagna, a Gaza con la kefiah e a Washington in doppiopetto. Chi controlla l'America meridionale porta a casa due armate supplementari a ogni turno, ma non è mica come dirlo. I governi cambiano e i colpi di stato continuano. Però a Cuba c'è Fidel castro e c'è anche Guantanamo, e sembra che levarseli dalle balle non sarà facile.
Intanto in Medio oriente tutti vogliono farsi l'atomica, anzi qualcuno ce l'ha già. L'atomica? Ma non si giocava coi dadi? Truccati magari, ma pur sempre dadi. Oddio, non ci si capisce più niente. La nostra arma chimica è il gutturnio, che va giù a litri mentre giochiamo. Che poi tutti quei carrarmati blu elettrico nel deserto sono troppo psichedelici, la gente non capisce mica che sono finti e li fa saltare per aria. Le armate verdi dicono che le armate gialle ci invaderanno tutti, a cominciare dalla Brianza e da Treviso. Per ora non si sono mosse dalla Cina. Sono gialle anche le bandierine di Hezbollah che sventolano a Beirut sud. Valgono dieci armate e non è mica facile farle fuori.
Comunque lo scontro più memorabile rimane la grande sfida del 15 febbraio 2003. Il debutto delle armate arcobaleno. Centodieci milioni di dadi contro un solo, gigantesco, presidente con la testa a forma di dadone rosso. Lo scroscio dei dadi sul tabellone si è sentito in tutto il mondo. Ma abbiamo perso anche quella partita. Nella storia del risiko non si era mai vista una simile sfilza di uno. Eppure ancora oggi qualcuno di noi, ogni tanto, sogna un terzo continente a tua scelta dove non ci siano né guerre, né dadi, né carrarmatini. Mi sa che dobbiamo smettere di sognare. E basta anche con questo vizio di attaccare da uno dalla Cita.
martedì, novembre 21, 2006
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