di Luca Fazio
il manifesto - 15 aprile 2008
Brescia, è persa. Dopo 14 anni di sindaci ulivisti, e quasi mezzo secolo di amministrazioni di centrosinistra variamente cattoliche e moderate, palazzo Loggia si apre per la prima volta a un centrodestra rancoroso che ha fatto il pieno di voti in tutta la provincia bresciana. Al posto del sindaco Paolo Corsini, rimasto in carica dieci anni, senza mai sentire il bisogno di iscriversi alla pattuglia dei sindaci sceriffo del Pd, ci sarà Adriano Paroli (51,4%). Un personaggio incolore che viene da Forza Italia e ripete come un mantra la parola sicurezza, e che come primo provvedimento penserà a «ripulire la stazione». Ha vinto al primo turno e dello sconfitto, Emilio Del Bono (35,7%), riportiamo solo due parole di commiato perché colgono nel segno: «La Lega vince sul tema dell'immigrazione, bisogna convincersi che il voto del nord è condizionato dal fenomeno migratorio». Vale la pena aggiungere che stiamo parlando di uno dei territori d'Italia più fortemente sindacalizzato, dove gli immigrati lavorano stabilmente nelle fabbriche.
Il programma della nuova giunta sta tutto nelle prime dichiarazioni di Fabio Rolfi, segretario cittadino della Lega e vicesindaco. La sicurezza, la precedenza ai residenti sui servizi e i bonus rispetto agli immigrati, la chiusura dei campi nomadi, «e questo anche ricorrendo ad ordinanze, come quelle emanate a Chiari e Verona, per evitare l'uso di alcolici nei parchi». Un paranoico, un altro. Tutto ciò accade nel cuore della città, piazza della Loggia, una piazza storica per la sinistra italiana, dove la Lega fino all'altro giorno nemmeno poteva organizzare una manifestazione. Un altro simbolo di una disfatta storica per la sinistra italiana, che si è consumata in tutto il territorio bresciano.
La Lega è il primo partito in 99 dei 206 comuni bresciani, il Pdl ne ha conquistati 77, mentre il Pd è il partito più votato in 30 comuni. Per la Sinistra, se ha ancora senso dare nome a una «cosa» che non c'è più, il tracollo è stato drammatico: la soglia del 5% è stata superata solo in due comuni (Brione e Malegno). «Tanto per capire di cosa stiamo parlando - taglia corto Dino Greco, membro del direttivo nazionale della Cgil e segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia per 8 lunghi anni - alla Camera la Lega in provincia ha preso il 27,2%, la sinistra il 2,6%». Gli operai votano Lega è la scoperta dell'acqua calda, ma adesso scotta. Dino Greco è uno dei primi sindalisti che ha ragionato di «leghismo rosso», più volte ha ripetuto che ormai era penetrato negli strati popolari, e che fra coloro che vengono organizzati sindacalmente si avverte come un sorta di dissociazione schizofrenica. Non a caso la Lega è forte dove c'è forte aggregazione operaia, «ma è una realtà che noi ci rifiutiamo di guardare».
Perché accade? «Dobbiamo prendere atto - spiega Greco - che non esiste più una relazione tra la classe operaia e il voto verso la sinistra: l'operaio isolato non è più classe, è un'altra cosa, è un individuo che alla solidarietà orizzontale sostituisce la solidarietà verticale, quella con il suo padrone». Eppure, a sinistra, rimane ancora forte il «mito» del movimento operaio. Com'è possibile non «vedere» ciò che è accaduto da più di un decennio? «Non lo vediamo perché c'è ancora chi lo nega: diamo ancora una rappresentazione granitica e ideologica della classe operaia, e questo non corrisponde alla realtà. La sinistra si è completamente sradicata dalla propria composizione sociale, non basta dire di rappresentare il lavoro, devi farlo attraverso l'immersione sociale e l'insediamento, altrimenti è presunzione». In questi anni lo ha fatto solo la Lega, «costruendo una identità di luogo e di territorio invece che di classe, una identità che è esclusiva e non inclusiva. Tutto ciò è accaduto senza contrasto, la sinistra era nei salotti, da Bruno Vespa». Come se ne esce? «Non vedo resurrezioni a breve - si rabbuia Greco - dobbiamo fare una fatica immensa per anni. Bisogna ricominciare a studiare che cosa sono i lavori oggi, scovarli materialmente, ricostruirne la mappa, scavare in profondità, ricostruire nuclei sul territorio».
A costo di prendere pesci in faccia, sembra questa l'unica cosa che resta da fare perché, come dice Viviana Beccalossi, vicepresidente della Regione Lombardia, «il centrodestra raccoglie i frutti del proprio lavoro e finalmente Brescia tornerà a essere la Leonessa d'Italia. Una vittoria storica, che finalmente fa cadere un muro che sembrava invalicabile». Oggi, piazza della Loggia è nelle mani della destra.
domenica, aprile 20, 2008
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1 commento:
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