Documento della Rete per l’Autoformazione – Roma, in occasione della presenza di papa Ratzinger a latere dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università La Sapienza di Roma.
“Tradizione e innovazione”: ci sono slogan che riescono a catturare la realtà, o il suo triste vuoto. Questo è tutto ciò che possiamo riconoscere allo slogan scelto dalla “Sapienza” per autocelebrare un simulacro, cioè le macerie del “tempio della conoscenza”. Così, il 17 gennaio l’università di Roma, alle prese con un’ormai permanente crisi di legittimità, inaugurerà l’anno accademico proponendo l’alleanza tra ciò che i libri di storia hanno frettolosamente ritenuto i due poli incompatibili della modernità: religione e illuminismo, fede e ragione. O almeno tra i loro eredi sbiaditi.
Chi meglio di Veltroni può interpretare lo slogan: tradizione, “ma anche” innovazione? Chi più di Mussi, ministro senza qualità, ha bisogno della forza della reazione per poter mettere piede in un’università che ne ha subito l’assenza e la debolezza? Chi se non Benedetto XVI, al secolo papa Ratzinger, rappresenta il nocciolo duro del fondamentalismo cattolico, crociato fuori tempo massimo, propagandista dello scontro di civiltà? I protagonisti di questa vicenda non sono casuali, così come non è casuale che il governo universitario abbia scelto un inconsueto giorno di metà gennaio, in sordina e in un contesto ancora spopolato, per tentare questa disperata operazione.
Diciamolo senza mezzi termini: Ratzinger, imbarazzante stampella del partito democratico e del governo di centro-sinistra, è un nemico dell’università. Non ne fa mistero, del resto, quando manifesta la propria nostalgia per la Santa Inquisizione, o semmai ne è critico per l’eccessiva moderazione nel perseguitare, appunto, l’innovazione; quando si schiera, in tema di ricerca scientifica, dalla parte della morte contro la vita; quando invoca, nelle famigerate esternazioni pontificie su donne e famiglia, l’oscurantismo e la repressione dei corpi e della libertà di scelta femminile, il disciplinamento e il controllo degli stili di vita che dell’università sono protagonisti e produttori. Allora, noi non possiamo che essere nemici della reazione, e di ciò con cui si allea; dell’articolazione di vuota retorica e politiche securitarie, di controllo, rendita parassitaria e aperta reazione che il 17 gennaio, senza più veli, qualificherà la governance ai tempi del veltronismo e del centro-sinistra.
Noi non abbiamo nessuna nostalgia per il “tempio della conoscenza”: per questo la mattina del 17 gennaio ci troveremo intorno alla Minerva, protettrice della conoscenza e dea della guerra, per difendere la potenza dei saperi di parte e del conflitto. Non verseremo nessuna lacrima sulle macerie dell’università dei baroni e della riforma, decadente istituzione feudale al pari del papa e del ministro che sono stati scelti come alleati per rappresentarla. Noi il 17 gennaio difenderemo la libera repubblica dell’autoformazione e della circolazione dei saperi, delle lotte e dei movimenti, della cooperazione e della libertà delle forme di vita. Invitiamo a partecipare studenti, precari e docenti che non si inchineranno a baciare il pontificio anello. Rivendichiamo una presa di parola forte e collettiva da parte di tutt* per garantire l’agibilità delle mobilitazioni, affinché tradizione e innovazione non siano accompagnati dal loro fedele e indispensabile gendarme, la militarizzazione. Gli alberi della libertà li piantiamo quotidianamente, squarciando la pesante cappa di normalizzazione – questo è il vero slogan della “Sapienza” – che vorrebbero inaugurare il 17 gennaio. E che cento fiori di gioia, esodo e resistenza sboccino!
Per discutere di tutto questo invitiamo tutt*, studenti e precari dell’università, ricercatori e docenti, centri sociali, associazioni e sindacati, donne e uomini liberi, con a cuore il desiderio e l’intelligenza, la ragione e la voglia di sperimentare, ad un momento pubblico di dibattito e di confronto, martedì 15 gennaio, alle ore 16 presso la facoltà di Scienze politiche.
O dalla parte del papa, o dalla parte dei saperi!
O dalla parte della tradizione, o dalla parte della libertà!
Liberiamo la Minerva, difendiamo la libera repubblica dell’autoformazione!
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