Questa volta a papa Ratzinger è andata male, anche se la sua mossa a sorpresa ha lanciato la corsa a un ceto politico pronto - tutto sembrerebbe, dalla destra alla sinistra dell'emiciclo parlamentare - a prendere le sue difese, in nome di un concetto di confronto democratico che oltre ad essere argomento utilizzato sempre più in maniera strumentale sposta e cela la vera questione al centro della vicenda: il papa era invitato alla Sapienza per l'innaugurazione dell'anno accademico, per una lectio magistralis in cui avrebbe discettato su temi "eticamente sensibili" - come si ama oggi dire - e in cui il "democratico confronto" sarebbe stato ridotto all'"educato ascolto" delle parole di chi, per mestiere, fa il rappresentante di dio in terra, di un dio fra l'altro onnipotente e che tutto conosce.
Insomma, che dialogo possiamo immaginarci fra la comunità dei fisici e il papa nella cerimonia che dovrebbe celebrare la supposta autonomia dell'Università da ogni potere, sia esso politico, economico o religioso?
Che non fosse questo un tentativo di legittimazione reciproca fra due poteri - forse gli ultimi rimasti - di stampo feudale? Il tentativo di scambiare l'autonomia del sapere universitario con la legittimazione delle pretese cattoliche dentro le università, per avere in cambio l'incoronazione di alcuni baroni nelle cattedrali da parte del pontefice?
Quello che segue è il comunicato della Rete per l'autoformazione di Roma che risponde alle accuse piovute sui contestatori della visita del papa. (frnc)
Una grande vittoria, una pagina importante della vita politica del paese. Non tanto e non solo perché il papa ha deciso di rinunciare all'inaugurazione dell'anno accademico de La Sapienza previsto per giovedì 17 gennaio, ma anche e soprattutto perché una verità è stata confermata. La decisione del papa, infatti, dimostra in modo evidente che le istituzioni ecclesiastiche di Benedetto XVI non accettano dissenso, né differenza, né libertà di parola.
L'occupazione del rettorato che abbiamo fatto quest'oggi è stata un grande successo perché ha ottenuto un risultato che qualifica la democrazia e ne garantisce il funzionamento: la libertà di espressione, la libertà di contestare opinioni, posizioni e poteri che vengono ritenuti lesivi dei diritti di tutt*. Non si è trattato né di violenza, né di una cacciata, ma di un esercizio di libertà! L'attacco ai diritti e alle libertà da parte di papa Ratzinger non è cosa nuova e non è invenzione intollerante di un gruppuscolo di laici: ogni giorno gli attacchi alla 194, alla decisione delle donne; ogni giorno l'attacco alle libere scelte sessuali; ogni giorno la crociata contro la laicità delle istituzioni pubbliche. Per non parlare della richiesta pressante di destinare le risorse pubbliche alle strutture formative e di cura cattoliche (lo schiaffeggiamento per Veltroni e Marrazzo della scorsa settimana).
Questo papa è persona di grande intelligenza, dotato di un pensiero forte, indisponibile alle mediazioni: oggi lo ha dimostrato in modo chiaro (a noi e a tutti quelli che per il loro vuoto politico attendevano una benedizione)! Dicendo di no all'inaugurazione Ratzinger non lascia dubbi, né ambiguità: non accetta la possibilità di critica e di dissenso. Non è il pericolo sicurezza che lo ha spinto a rinunciare, ma il fatto che docenti e studenti ritenevano la sua visita inopportuna e hanno lottato in questi giorni per poter pronunciare queste parole. La richiesta di non militarizzare l'università, la richiesta di poter contestare la sua presenza all'interno della città universitaria evidentemente lo ha indispettito. La disarmonia che tiene lontano il papa per noi ha un altro nome, si chiama democrazia.
L'università non è una famiglia, ma uno spazio pubblico, dove la ragione si esercita con il confronto e le divergenze, anche aspre. Chi sono dunque gli intolleranti? È questa la domanda che rivolgiamo alla stampa e alla politica. È intollerante chi chiede di poter manifestare all'interno della propria università o chi voleva una vetrina senza incrinature e senza rumori dissonanti? Un elogio va al coraggio dei tanti docenti che con fermezza e passione hanno detto quanto tutta la comunità scientifica italiana avrebbe dovuto dire a gran voce: il pensiero di Ratzinger non ha a cuore la scienza e l'autonomia della ricerca. Questa affermazione che da sola giustifica tanto coraggio sembra suono impercettibile per i tanti che nel mondo politico attaccano docenti e studenti, definendoli mostri laici e integralisti.
Ci vuole davvero scarsa dignità a non prendere sul serio le parole di Ratzinger, perché solo chi non le prende sul serio può ritenerle innocue per la scienza, per i diritti, per la libertà, per i desideri. Invitiamo, infine, tutt*, studenti e precari, ricercatori e docenti, sindacati di base e centri sociali, associazioni della società civile, a partecipare alla conferenza stampa di domani, sotto la statua della Minerva finalmente libera, e alla manifestazione che si svolgerà sotto la scalinata di Lettere giovedì mattina a partire dalle ore nove. Una festa e una manifestazione nello stesso tempo, tenendo in conto che per gli studenti e i precari le politiche della sinistra di Veltroni e di Mussi in materia di università e di ricerca sono inaccettabili, oltre che lesive.
W la Minerva libera!
mercoledì, gennaio 16, 2008
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