di Manolo Morlacchi (coedizione Agenzia X / Cox 18 Books)
…e non ci vengano a parlare di fuga in avanti, gli specialisti delle fughe all’indietro…
da un volantino del gruppo “Luglio ’60”
La leggenda racconta che le case popolari costruite negli anni trenta per realizzare il nuovo quartiere Giambellino, erano state progettate sulla pianta topografica di un grande fascio littorio. Nel 1939 furono accolti in quella zona decine di famiglie di ex immigrati italiani espulsi dalla Francia per motivi politici. Inizia così la storia popolare di un quartiere rivoluzionario. Dopo la guerra molti antifascisti provenienti da tutta Milano furono spostati in quelle case e nei primi anni cinquanta vennero consegnati alla famiglia Morlacchi tre appartamenti nel cuore del Giambellino. Tra fratelli, sorelle, nonni e nonne, i Morlacchi erano allora in 18 persone.
Le speranze deluse dei partigiani che avevano combattuto per una società diversa portarono i Morlacchi e molti proletari della loro zona in aperto contrasto con i vertici cittadini del Pci. Poi con gli anni sessanta e la ripresa delle lotte operaie il Giambellino si trasformò in una sorta di cittadella liberata. Nel 1970 la fondazione del primo nucleo delle Brigate Rosse e infine la sconfitta... Attraverso le vicende della famiglia Morlacchi, uno spaccato di quella Milano proletaria, fiera e ribelle, che faticava e si batteva contro i fascisti e i padroni. Oggi la stessa fatica, ma senza quartieri e luoghi dove riconoscersi e lottare. Soli nell’isolamento, con l’ossessione della sicurezza e la paura del diverso, ognuno in preda all’incubo catodico. E nessun sol dell’avvenire. Eppure nelle pietre della città sono incise le tracce di storie, lotte, saperi e creazioni sociali che continuano a vivere e che aspettano solo di essere riscoperte…
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