giovedì, novembre 22, 2007

25 Novembre 2007, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

da maschileplurale

"La violenza contro le donne ci riguarda, prendiamo la parola come uomini”, così affermava l'appello che un anno fa ha raccolto centinaia di adesioni rilanciando una presa di parola pubblica maschile contro la violenza e dando vita a molte esperienze di scambio e confronto sia tra uomini, sia con le donne.
Oggi, contro la violenza sessuata non ci sono più soltanto le donne. E’ cresciuto nel nostro paese un impegno di uomini, singoli, gruppi e associazioni, contro la violenza sessuale e per un cambiamento culturale e sociale nei modelli maschili e nei rapporti tra i sessi. Una presa di coscienza maschile che però stenta a divenire visibile e a determinare scelte politiche e comportamenti coerenti. Troppo spesso la denuncia della violenza contro le donne da parte della politica e dei mezzi di informazione tende ad occultare questa necessità e veicola messaggi e valori ostili alla libertà delle persone di progettare la propria vita oltre gli stereotipi e le rappresentazioni dei ruoli sessuali, gerarchiche e fisse.

In vista della Giornata internazionale contro la violenza alle donne del 25 novembre, torniamo a chiedere agli uomini di assumersi le responsabilità e l’impegno per un cambiamento che riguardi la nostra vita quotidiana, le nostre famiglie, gli ambienti di lavoro e di studio. Il percorso che abbiamo fatto con altri uomini ci porta a dire che non basta essere genericamente contro la violenza: è necessario denunciarne le radici in una cultura condivisa e diffusa. Sentiamo il rischio che questa giornata si riduca a un rito pacificatore fine a se stesso, nascondendo la necessità di aprire un conflitto esplicito con luoghi comuni, pregiudizi e culture, complici della violenza o quantomeno suo retroterra naturale.


La violenza maschile contro le donne è un dato strutturale della nostra vita sociale, delle relazioni tra donne e uomini nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro e di studio, nelle nostre città; dello stesso segno è la violenza che si dirige contro tutto ciò che non rientra nel tradizionale stereotipo di maschile/femminile, come la violenza omofoba. Per sradicare queste violenze, è necessario rompere con la cultura diffusa che le produce. Alimentare l’immagine di uno “stato di eccezione” che richieda provvedimenti di emergenza è un modo per allontanare la consapevolezza di questa realtà. Le ricerche e le statistiche evidenziano che nella stragrande maggioranza dei casi gli autori delle violenze sessuali e degli omicidi sono i partner, i familiari, gli ex, o i colleghi; mass media e rappresentanti politici continuano invece a rappresentare la violenza contro le donne come opera di stranieri e sconosciuti. In questo modo si occulta il fatto che la violenza contro le donne è trasversale alle culture e attraversa profondamente la nostra stessa società e gli stessi spazi domestici e familiari. A questo proposito, denunciamo l’uso strumentale di questi episodi per fomentare campagne mediatiche e politiche a sfondo xenofobo, che sottraggono responsabilità ai maschi italiani e aggiungono violenza a violenza, anziché aiutarci ad affrontare insieme i nodi di fondo della violenza maschile che attraversano le relazioni quotidiane.

La violenza maschile non è un “corpo estraneo” da espellere perché riguarda la nostra stessa cultura: crediamo che la xenofobia, la negazione della differenza, il ricorso alla violenza per imporsi, la difesa virile dell'italianità e l'ergersi muscoloso “a difesa delle proprie donne” siano parte dello stesso universo culturale maschilista in cui cresce anche la violenza contro le donne.
La violenza, inoltre, rimanda al rapporto tra potere, libertà e autonomia tra donne e uomini. Spesso le violenze sono la reazione a scelte autonome di determinazione, di crescita personale, di donne che si muovono con diritto da sole. Eppure le campagne contro la violenza tendono a riproporre un'immagine delle donne come soggetti deboli da porre sotto la tutela dello Stato. L’autonomia delle donne è per noi non una minaccia a cui reagire con violenza, ma un’opportunità. Come uomini abbiamo un grande guadagno possibile da un cambio di civiltà: una maggiore ricchezza e intensità nell’esperienza del nostro corpo, della nostra sessualità, del nostro desiderio, delle nostre emozioni; una nuova capacità di cura di sé, dei propri cari, dei propri figli; una qualità migliore delle relazioni, tra noi uomini e con le donne; una vita meno ossessionata dalla competizione, meno segnata dalla violenza; un mondo di donne e uomini più civile e pacifico, più capace di rispondere a una nuova domanda di senso che attraversa la vita di moltissimi uomini.

Donne e uomini contro la violenza. In occasione del 25 novembre si svolgeranno molte iniziative promosse da donne appartenenti a diverse culture politiche e a diversi livelli istituzionali. E’ stata anche indetta una manifestazione nazionale delle donne contro la violenza il 24 novembre a Roma. Il percorso collettivo che come uomini abbiamo vissuto fino ad oggi ci porta a non limitarci a solidarizzare con questa mobilitazione delle donne. Molti di noi si sono attivati con iniziative contro la violenza organizzate nelle diverse città italiane. Vogliamo contribuire con la nostra autonoma riflessione e domanda di cambiamento, ma vogliamo anche intrecciare con queste iniziative un dialogo che valorizzi il lavoro comune fatto e che vada oltre la giornata del 25 novembre creando occasioni di cambiamento di sé e delle relazioni sociali tra donne e uomini.

Chiamiamo tutti gli uomini a esprimersi, assumersi con noi la responsabilità di un impegno attivo per un cambiamento culturale che, crediamo, è l’unica condizione per contrastare la violenza ma anche un’occasione di libertà per noi uomini.

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