lunedì, ottobre 09, 2006

La querelle continua...

Prometto che questo è l'ultimo post a riguardo della querelle fra complottisti o meno sulla vicenda delle Twin Towers. Prima avevo postato un articolo di Giulietto Chiesa, poi il mio ultimo post sul numero di Diario che promette di smontare le tesi complottiste.


Oggi pubblico qui sotto la risposta di Chiesa e Franco Cardini al Direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, a Romano e a Deaglio. Come dicevo è l'ultimo post sulla vicenda, almeno fino a che sarà possibile capirci qualcosa.


Questo non ha infatti come obiettivo tanto il darvi conto delle querelle ma piuttosto mostrare a quale tipo di dinamica portano generalmente tesi dietrologiste.

Caro Direttore,
chiedendo a Lei (o, se ciò è da Lei ritenuto più opportuno, al dott.
Sergio Romano ) di pubblicare questa nostra lettera ci appelliamo,
prima
che alla legge sulla stampa, al Suo rispetto per la verità.
Nella rubrica "Opinioni" di qualche giorno fa, il dottor Pierluigi
Battista indica i sottoscritti e altri loro omonimi, che noi non
conosciamo (deduciamo ciò dal fatto che egli ci denomina "i Giulietto
Chiesa e i Franco Cardini": siamo dunque più di due) quali titolari di
un "circo itinerante dei complottisti" che starebbe facendo "un tour"
per propagandare una "Grande Cospirazione ...intessuta di colossali
sciocchezze" a proposito dei fatti dell'11.9.2001. Le sciocchezze che
noialtri "maniaci del complotto" propaganderemmo sarebbero state
smentite dal n.XI.37/38 del "Diario" diretto da Enrico Deaglio"che ha
portato in Italia il lavoro certosino di trenta giornalisti del Popular
Mechanics i quali avrebbero smascherato il "cumulo di menzogne e di
teoremi bislacchi al centro della grande fantasia complottista".
Pertanto, a quel che sembra, noi propaganderemmo "un sacco di bugie".
Purtroppo per il Suo valente collaboratore, la realtà è ben diversa.
Enrico Deaglio ha riciclato, con un anno e mezzo di ritardo, il numero
del marzo 2005 della rivista Popular Mechanics in cui compariva
un'inchiesta-dossier dal titolo Debunking 9.11 lies ("Smentiamo le
menzogne dell'11 settembre"), redatto non da "trenta giornalisti",
bensì
da uno solo, Benjamin Chertoff, dal giornale definito our senior
researcher ("il nostro ricercatore più esperto"), il quale avrebbe -- a
suo dire -- intervistato ben 300 testimoni. Preferiamo tradurre senior
con "più esperto" (la lingua inglese usa tale aggettivo in questo
senso), giacché non possiamo credere ch'egli sia "il più vecchio", come
una traduzione letterale indurrebbe a far credere. Difatti, il signor
Chertoff è un promettente venticinquenne. Ignoriamo quanto sia esperto,
e in quali campi, ma una cosa la sappiamo: egli è nipote di Michael
Chertoff, un signore che il Presidente Bush ha nominato a capo del
Dipartimento "Homeland Security". Un ministro, quindi: il quale ben
conosce le questioni dell'11 settembre, in quanto era a quel tempo
assistant attorney a New York (e in tale veste è stato anche sospettato
di aver occultato alcune prove che sarebbero state utili
all'inchiesta).
La parentela è stata confermata dal giornalista Christopher Bollyn su
American Free Press del 7 marzo 2005 (al quale il Chertoff aveva
cercato
di mentire, negando il fatto). Naturalmente, dopo che negli States la
cosa è stata smascherata, il dossier di Popular Mechanics è rapidamente
scomparso dalla circolazione: oggi più nessuno lo citerebbe senza
coprirsi di ridicolo. Ma, come accade sovente, lo si è ripresentato
sotto altra forma (il libro Debunking 9/11 myths a cura di David Dunbar
e Brad Reagan, Hearst Books, nato già vecchio) e intanto, secondo una
buona regola commerciale di stampo liberista, si è cercato di
riciclarlo
alla periferia dell'impero. Non fanno così le multinazionali, quando
"regalano" ai bambini africani derrate e medicinali scaduti, deducibili
dalle imposte? Ha quindi davvero ragione la copertina del periodico del
Deaglio: "Una boiata pazzesca".
Pertanto, tutto quello che, riassumendo il Deaglio che ricicla il
Chertoff, il Battista afferma a proposito dei dubbi emersi su alcuni
aspetti della ricostruzione ufficiale di quella tragica giornata, non
solo è stato ampiamente contestato dal marzo dello scorso anno ad oggi,
ma è destituito di plausibile fondamento. E' purtroppo stato altresì
accertato che i molti pretesi intervistati dal Chertoff si riducevano
da
intervistati a ripetitori delle tesi avallate e fatte proprie
dall'amministrazione Bush, quando non addirittura a persone in un modo
o
nell'altro legate agli organi governativi. Quanto noi affermiamo, e
molto di ben più grave, è ampiamente documentato in molte ricerche
uscite sia a stampa, sia on line. Ci limitiamo a citare almeno tre fra
le pubblicazioni più serie e attendibili: Jürgen Elsässer, Comment le
Jihad est arrivé en Europe, Vevey, Xenia, 2006 (l'edizione originale è
in tedesco; quella francese si avvale di una Prefazione di J.-P.
Chevènement); Webster Tarpley, 9/11. Synthetic terror made in USA,
Joshua Tree, California, Progressive Press 2006, ben 492 pagine; Barrie
Zwicker, Towers of deception. The media cover-up of 9/11, New Society
Publishers (Canada), 2006, pp.400 accompagnate dall'impressionante DVD
The great conspiracy. Aspettiamo con ansia il prossimo elzeviro
dell'amico Battista, quando si sarà letto queste oltre mille pagine.

Cordiali saluti.




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