Da un paio di giorni a Trento è stato occupato uno stabili presso l'area ex-zuffo, gli occupanti hanno deciso di chiamare questo nuovo spazio di libertà C.S.A. Bruno appunto per richiamare la vicenda dell'orso jj1 che qualche mese fa fece ampiamente parlare di sé, suo malgrado, i media di mezza italia.
Vi ricordate?
Arrivato dalla Slovenia fin sulle Alpi Trentine, si spostò poi a nord e valicò un secondo confine spingendosi fino in Baviera; lì le autorità lo dichiararono ospite indesiderato, ma prima ancora di queste furono le doppiette dei cacciatori bavaresi a chiudere i conti con il clandestino, ammazzandolo.
La cosa assurda fu che le autorità - prima quelle bavaresi e poi quelle federali tedesche - dichiararono poi che non escludevano per il futuro dei progetti per la parziale reintroduzione dei plantigradi, ma che l'orso Bruno (appunto jj1) proprio non era accettabile sul suolo tedesco in quanto la sua presenza era da considerarsi clandestina!
Oltre che per la triste sorte di Bruno è evidente che gli occupanti si richiamano alla sua vicenda per il suo valore metaforico, per sottolineare la violenza delle frontiere e l'insensatezza dei confini, sia materiali che immateriali. La violenza con cui gli apparati statali hanno travolto Bruno - suscitando un'ondata di sdegno che preferiremmo aver visto e sentito per gli sbarchi estivi sulle nostre coste e la deportazione dei migranti - è la stessa che cinicamente viene messa in pratica quotidianamente attraverso apparati polizieschi e discliplinizzanti su tutti quegli uomini e quelle donne che rivendicano e vivono il loro diritto di fuga.
Bruno è una buona figura di riferimento, una scelta - questa del nome - che a me ha fatto piacere, mi sembrano buoni auspici da cui partire...
Qui il primo comunicato dal C.s.a. Bruno.
Questo - e a fianco nei link - il collegamento col blog di Bruno.
Vi ricordate?
Arrivato dalla Slovenia fin sulle Alpi Trentine, si spostò poi a nord e valicò un secondo confine spingendosi fino in Baviera; lì le autorità lo dichiararono ospite indesiderato, ma prima ancora di queste furono le doppiette dei cacciatori bavaresi a chiudere i conti con il clandestino, ammazzandolo.
La cosa assurda fu che le autorità - prima quelle bavaresi e poi quelle federali tedesche - dichiararono poi che non escludevano per il futuro dei progetti per la parziale reintroduzione dei plantigradi, ma che l'orso Bruno (appunto jj1) proprio non era accettabile sul suolo tedesco in quanto la sua presenza era da considerarsi clandestina!
Oltre che per la triste sorte di Bruno è evidente che gli occupanti si richiamano alla sua vicenda per il suo valore metaforico, per sottolineare la violenza delle frontiere e l'insensatezza dei confini, sia materiali che immateriali. La violenza con cui gli apparati statali hanno travolto Bruno - suscitando un'ondata di sdegno che preferiremmo aver visto e sentito per gli sbarchi estivi sulle nostre coste e la deportazione dei migranti - è la stessa che cinicamente viene messa in pratica quotidianamente attraverso apparati polizieschi e discliplinizzanti su tutti quegli uomini e quelle donne che rivendicano e vivono il loro diritto di fuga.
Bruno è una buona figura di riferimento, una scelta - questa del nome - che a me ha fatto piacere, mi sembrano buoni auspici da cui partire...
Qui il primo comunicato dal C.s.a. Bruno.
Questo - e a fianco nei link - il collegamento col blog di Bruno.
Nessun commento:
Posta un commento