Nel laboratorio dei bioartisti
di A. Delfanti
"Critical Art Ensemble" è un collettivo di cinque artisti di varie specializzazioni dedicato all'esplorazione delle intersezioni tra arte, tecnologia, politica radicale e teoria critica".
Si presenta così questo gruppo statunitense - tra i fondatori del movimento della bioarte - che del 1987 ha intrapreso un complesso percorso di confine per interrogarsi sulla tecnoscienza in una forma critica, senza trascurare l'interazione con il pubblico.
L'obiettivo è puntato sulle forme di rappresentazione del vivente e della scienza che le biotecnologie hanno contribuito a creare e che, contemporaneamente, utilizzano a piene mani.
Non solo arte
Il punto di forza del Critical Art Ensemble sono le sue performance, che hanno luogo in diversi festival, esposizioni e spazi pubblici in Europa e negli Stati Uniti.
Grazie all'immediatezza della rappresentazione artistica e alla possibilità dell'esperienza in prima persona, i visitatori possono cogliere il funzionamento di un laboratorio biotecnologico e alcuni dei meccanismi che caratterizzano le tecnologie di intervento sulla materia vivente. Comprese le incursioni nei territori delle tecniche riproduttive e delle armi biologiche.
In GenTerra, per esempio, si produce un batterio transgenico e se ne può decidere il rilascio nell'ambiente. In Cult of the New Eve si immagina (e si pratica) una religione basata sul genoma umano. In Free Range Grain si testa la presenza di transgeni nelle derrate alimentari.
Il sapere tecnoscientifico viene messo in relazione con l'immaginario per evidenziare le contraddizioni insite nell'impresa scientifica in un'era di stretto rapporto con i grandi capitali privati.
Soia Roundup Ready di Monsanto in un'installazione dell'Ensemble. (Foto: www.critical-art.net)
Dentro la scatola nera
L'intuizione che permette all'Ensemble di avvicinare il pubblico è, in definitiva, il tentativo di rendere accessibili i luoghi e i meccanismi di produzione del sapere tecnoscientifico: permettere a tutti di fare esperienza diretta del laboratorio biotecnologico e delle sue implicazioni sociali, ambientali, politiche.
Per usare una metafora, l'obiettivo è quello di "aprire la scatola nera" della scienza, per mostrarne il funzionamento, e poi demistificarla. Perché "il processo scientifico non appare mai pubblicamente, appaiono solo i suoi miracolosi prodotti", sottolinea l'Ensemble. "Noi vogliamo portare i routinari processi della scienza al pubblico. Farglieli vedere e toccare."
Chiunque, sperimentando in prima persona all'interno della performance, può conoscere e discutere problemi posti dalla scienza senza la mediazione di esperti o scienziati, e così partecipare a quella che, in fondo, è un'attività umana e sociale.
Una via che porta a un'idea di scienza pubblica, nella quale anche i non esperti hanno diritto di parola.
Un partecipante con i suoi batteri transgenici. (Foto: www.critical-art.net)
Nessun commento:
Posta un commento