lunedì, luglio 17, 2006

Amnistia: lettera aperta al Presidente della Camera


Patrizio Gonnella, presidente di Antigone

Franco Corleone, garante dei detenuti del Comune di Firenze

Signor Presidente, proprio a ridosso delle dichiarazioni del ministro Mastella in Parlamento sulle linee d’azione del Governo nel delicato settore della giustizia siamo spinti a scriverLe perché sentiamo una forte preoccupazione. Quello che il ministro non ha detto è che la nostra è una giustizia di classe. La clemenza oggi è la risposta in via di urgenza a un sistema che sta implodendo nella sua iniquità e violenza. Siamo di fronte all’ennesimo paradosso per quanto riguarda il provvedimento di amnistia e indulto.

Pare che non siano sufficienti il Suo impegno a calendarizzare il provvedimento, la determinazione del ministro, le adesioni autorevoli agli appelli della società civile. In galera l’estate è torrida. I 20 mila detenuti in surplus rispetto alla capienza regolamentare fanno vivere tutti in condizioni insopportabili.
Agosto è il mese più duro in carcere. Le chiediamo che il prossimo agosto la Sua Camera si occupi di giustizia, quella dei poveri, degli esclusi, degli emarginati. Sarebbe un segnale forte, autorevole, di qualità. Pensiamo che una sessione estiva di lavoro sul carcere possa far bene a tutti, dentro e fuori le aule parlamentari e le carceri. L’amnistia e l’indulto sono necessari per poi costruire un nuovo sistema penale e penitenziario.
La metà dei detenuti è il prodotto di due leggi, quella sulle droghe e quella sull’immigrazione. In attesa della loro indifferibile abrogazione le norme criminogene dovranno essere previste nell’amnistia, in particolare i reati previsti dall’articolo 73, 5° comma, del DPR 309/90 e la violazione delle norme sull’espulsione da parte degli immigrati senza permesso.
Non osiamo pensare alle conseguenze incontrollabili nelle carceri dell’ennesimo fallimento della proposta di amnistia e indulto. La delusione sarebbe più che giustificata. Le obiezioni della destra possono essere superate sperimentando un terreno di dialogo che veda nell’amnistia del ‘90 la base di partenza. Le obiezioni di Di Pietro e di pezzi dei Ds possono essere superate non disperdendo il lavoro di riforma del codice penale fatto da Grosso due legislature fa. La commissione Pisapia lavori sulla seconda parte del codice penale, quella dei reati e delle pene, e depositi subito al ministro e al Parlamento la prima parte, in modo che si dia un segnale di attenzione a chi pensa che la clemenza debba essere preceduta da riforme strutturali. Nel frattempo nelle galere si muore di caldo, di malattia, di disperazione.

Per questi motivi Le proponiamo di mettere in cantiere una sessione estiva speciale della Camera sui problemi del carcere che in ogni caso rappresenterebbe un segno di attenzione e di partecipazione. Vi sono alcuni provvedimenti che possono apparire minori, ma sono di grande valore simbolico, di impatto pratico e di affermazione dei diritti. Ci riferiamo all’istituzione del Garante (o difensore) dei diritti dei detenuti, alla previsione dell’affettività in carcere, al diritto di voto dei detenuti, alla giurisdizionalizzazione dei reclami dei detenuti, all’ordinamento penitenziario minorile, al diritto di visita degli istituti penitenziari da parte dei sindaci, alla previsione del reato di tortura. Riteniamo che su questo pacchetto si potrebbe anche verificare un accordo vasto e non solo di uno schieramento.

Signor Presidente, Lei aveva proposto una razionalizzazione dei lavori dell’aula, noi suggeriamo che per questo anno, ad inizio di legislatura, si possa prevedere una pausa dei lavori parlamentari assai contenuta e che proprio in agosto, il mese più terribile in carcere per assenza di attività, il Parlamento risponda alle attese che rischiano di trasformarsi ancora una volta in tragiche illusioni. Lavorare ad agosto per i carcerati sarebbe un gesto di responsabilità, consapevolezza e dialogo con gli ultimi.

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